Il lockdown di chi vive ristretto: "Vi raccontiamo la nostra Fase Rems"

Il lockdown di chi vive ristretto: “Ecco la nostra Fase Rems”

Le voci di operatori e pazienti protagonisti di un docufilm in cui affrontano diversi temi, tra cui il virus e le dipendenze.

CALTAGIRONE – Noi cronisti dovremmo essere immuni al coinvolgimento. Dovremmo raccontare “mantenendo le distanze”. Ma certe storie rompono le barriere. Gabriella e Sonia sono due utenti della Rems (acronimo di residenza esecuzione misure di sicurezza) di Caltagirone che hanno aperto il loro cuore senza scudi, mostrando incertezze, dubbi, paure e rivelando i loro sogni. E sono anche le protagoniste, insieme ad altri pazienti della struttura, di un cortometraggio che ha partecipato al concorso Menti in Corto con il tema “2020, anno bisesto anno funesto?”. Un docufilm che racconta dalla prospettiva “di chi vive in custodia” il lockdown e le restrizioni della pandemia. Un’esperienza che ha entusiasmato operatori e pazienti che hanno messo in campo – in modo concreto – il modello della “comunità terapeutica democratica”. Ognuno ha scelto in quale ambito della produzione cimentarsi, dalla sceneggiatura alla recitazione, alla scenografia ed alla regia. Il 6 Giugno si è conclusa la votazione da parte della giuria popolare, ancora non si conosce l’identità dei vincitori, ma qui a Caltagirone hanno “già festeggiato”. 

Sonia appena ha saputo che sarebbe dovuta stare davanti a una telecamera è saltata di gioia. “Io desidero fare l’attrice. È il mio sogno di bambina”, commenta. E sono tutti d’accordo nell’affermare “che è stata bravissima. Soprattutto perché molte scene sono state girate senza copione”. Insomma non solo doti teatrali, ma anche il dono dell’improvvisazione. Gabriella, che tra poco lascerà la Rems, ha fatto un po’ i conti con la sua autostima. “Quando mi sono rivista non mi sono piaciuta, ma è stata un’esperienza davvero utile soprattutto perchè ho messo in pratica quello che imparato nel mio percorso sulla gestione delle mie emozioni. Mi ha dato più consapevolezza. Le confesso che ho paura di quello che mi aspetta fuori, ma so – confida – che non voglio più sprecare un giorno”. 

Tanti i temi affrontati nel docufilm: dagli effetti del virus, ai cambiamenti nelle relazioni sociali, alle dipendenze. Ma prima di entrare nel vivo del corto dal titolo (perfetto) Fase Rems, cerchiamo di fare un piccolo viaggio all’interno della Rems.

“La REMS nasce dalla legge 81/2014 che ha sancito – spiega Salvatore Aprile, responsabile UOSD REMS Caltagirone –  il definitivo passaggio da un modello esclusivamente custodialistico (OPG) a un modello terapeutico della patologia mentale dove la custodia è marginale rispetto alla cura. La rems è a gestione esclusivamente sanitaria e ospita, 20 uomini e 18 donne, pazienti psichiatrici autori di reato. La nostra struttura – aggiunge –  rappresenta l’estrema Ratio nel percorso di cura del paziente. Nella rems il paziente torna ad essere una persona, non solo un reo e la sua “follia” viene vista come una sofferenza di cui ci si può prendere cura senza trascurare il reato commesso attraverso il rispettivo senso di responsabilità e consapevolezza”.

“Qui ci sentiamo molto comunità”, ci spiega Martina Raniolo, Tecnico Riabilitazione Psichiatrica REMS Caltagirone. Quando è arrivato il lockdown e l’isolamento questo senso di “simbiosi” si è sentito ancora di più. “Il covid ci ha fatto capire un po’ di più cosa significa perdere la propria libertà. E questo ci ha unito ancora di più e ha reso più efficace il nostro modello di comunità terapeutica democratica, che si applica – spiega ancora Raniolo – come modello operativo, permette a tutti i membri della comunità, curanti e curati, di essere parte attiva del percorso terapeutico”. 

Raniolo spiega ancora: “Attraverso le riflessioni maturate negli incontri di psicoterapia di comunità democratica durante la fase 1 e la fase 2 del primo lockdown il gruppo sentiva di trovarsi nella Fase Rems – da qui il titolo  –  che come nella fase REM, quella del sonno paradosso, il sonno è profondo ma l’attività cerebrale è dinamica, così come il percorso alla REMS. Infatti alcuni utenti – continua – ci raccontano come l’intervallo che si trascorre in REMS dà le parvenze di un tempo subìto agli occhi di una società che si sta svezzando dalle prassi della sola custodia verso l’integrazione con i percorsi di cura, e invece è un periodo operoso d’un tempo agito, vissuto tra le frame della responsabilità, così per le faccende quotidiane come per le azioni commesse nei reati”. 

Un’altra delle registe è Silvia Alberghina, referente infermieristica REMS: “Durante la produzione è nata l’esigenza di invitare lo spettatore a riflettere sul senso della libertà, legato a quello della restrizione e come, talvolta, si è ristretti inconsapevolmente da gabbie impercettibili, come le trappole del web che, in maniera simbolica nel corto ti vogliono far credere che una scopa sta in piedi solo per una rara coincidenza astrale, o come anche le dipendenze patologiche, sia quelle da sostanze ma anche quelle affettive. Così il corto prova a promuovere – aggiunge – spunti che possano offrire al pubblico alcune risorse per prendere maggiore consapevolezza di noi e degli altri, attraverso l’individuazione di parole chiave che hanno segnato il 2020”. 

Sono molti gli sketch, come quella piena di ironia sul webinar, dove però si affrontano temi particolarmente delicati come quello dell’importanza “dell’ascolto” della donna. E del diverso in generale. E ancora il veleno della droga. “Lo sketch su immuni – spiegano Raniono e Alberghina – è nato dalla riflessione nei gruppi sull’analogia di come un virus possa dominare la tua persona tanto quanto la pervasività della dipendenza patologica e la soluzione suggerita per superare la “fregatura” dalla dipendenza è ripartire dalle piccole cose del quotidiano, per questo i personaggi si rendono conto che l’esperienza con la droga, rappresentate attraverso l’inganno del sale, non è altro che un’ingannevole isola felice e che, con la dovuta capacità di resilienza si può trasformare in un’esperienza genuina, come la spaghettata”.

Ma siccome non vogliamo fare “spoiler”, vi auguriamo buona visione. Anzi buona “Fase Rems”. 


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