"Il mio reparto Covid è pieno, il rischio c'è e siamo pochi"

“Il mio reparto Covid è pieno, il rischio c’è e siamo pochi”

Parla il dottore Massimo Farinella. La pandemia non è finita.
L'INTERVISTA AL PRIMARIO DI INFETTIVOLOGIA
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2 min di lettura

Dottore Farinella, come vanno le cose sul fronte Covid?
“Consideri che il mio reparto continua ancora a essere pieno, con i suoi venti posti costantemente occupati. E sono persone che hanno sintomi importanti da Covid”.

Massimo Farinella, primario dell’infettivologia dell’ospedale ‘Cervello’ di Palermo, è un comandante da campo. A qualunque ora lo trovi al numero fisso della sua stanza. Organizza, coordina e poi si arma e parte lui stesso per essere utile, lì dove c’è bisogno.

Il Covid circola?
“Certamente. I numeri lo attestano e sono sottostimati. Ma mi pare che la politica sanitaria, in questo momento, non sia sincronizzata con la situazione epidemiologica attuale”.

A cosa si riferisce?
“Alle cosiddette ‘bolle’ stabilite dall’assessorato, tanto per fare un esempio. Sono delle stanze a parte in cui i pazienti positivi, ma con un altro problema di salute, vengono curati secondo la disciplina di riferimento: cardiologia, oncologia, gastroenterologia, etc etc…”.

E perché non funzionano?
“Perché mancano i medici. Siamo pochi, siamo all’osso. Non ci sono le risorse per garantire l’assistenza a tutti. Con la fine dell’emergenza i giovani se ne sono andati e resta la sanità siciliana con i guai di sempre a cui se ne aggiungono di nuovi”.

Però, i casi gravi sono tanti di meno, come i decessi. Per fortuna.
“Perché i vaccini hanno comunque creato una barriera protettiva rispetto alla malattia estrema. Ma i ricoveri ordinari sono, anche se lentamente, in aumento. E poi c’è l’incognita delle varianti che si stanno affermando e di quelle future”.

Cioè?
“Potrebbero avere una maggiore ingravescenza, pure con i vaccini. E, se combinate con l’influenza, più altre patologie, potrebbero risultare temibili. Il Covid non è superato, ma congelato”.

Intanto, l’hub vaccinale della Fiera viene smantellato.
“Era una esperienza vera e concreta di medicina da prossimità, con le sue competenze acquisite e con la possibilità di uno sviluppo in settori diversi dal coronavirus. Era una risorsa da implementare. Ma ci sono state delle strumentalizzazioni, anche ad opera di pezzi del mondo medico che non sempre hanno operato nella stessa direzione”.

Di chi?
“Lasciamo perdere… Sicuramente non del commissario Costa che, nel progetto, si è buttato corpo e anima”.

Ma il Covid non sta diventando endemico?
“Che non vuol dire meno pericoloso. La meningite è endemica. Eppure si muore ancora di meningite”. (Roberto Puglisi)


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