L'arresto di Mimmo Russo: Fdi lo sospende, PD e M5S all'attacco

L’arresto di Mimmo Russo: FdI lo sospende, PD e M5S all’attacco

L'arresto dell'ex consigliere comunale è già un caso politico
PALERMO
di
5 min di lettura

PALERMO- “Girolamo Russo, da tempo semplice iscritto di Fratelli d’Italia senza più alcun ruolo nelle istituzioni, è stato immediatamente sospeso da Fratelli d’Italia. Avrà l’occasione di difendersi nelle aule di giustizia, ma le accuse lo rendono incompatibile con Fratelli d’Italia”. La nota il presidente cittadino di FdI, Antonio Rini, prende le distanze politiche dall’ex consigliere nel giorno del suo arresto, con addebiti pesantissimi.

Girolamo Russo, detto Mimmo, è finito in carcere con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico-mafioso. Parliamo di un consumato navigatore della politica palermitana: ex consigliere comunale di lungo corso, ‘paladino dei precari’, con una storia personale su cui si addensano forti ombre giudiziarie.

Il PD all’attacco

Il PD, dopo la notizia dell’arresto, è andato ‘all’attacco’ su più fronti, come il Movimento Cinque Stelle. “Ciò che emerge dall’operazione della Dda di Palermo che ha portato all’arresto di Mimmo Russo, esponente di Fratelli d’Italia, è molto preoccupante. Legami consolidati tra mafia, massoneria e politica, denaro e affari per i boss per assicurarsi voti – dicono la responsabile Giustizia dei democratici Debora Serracchiani e il capogruppo dem in Antimafia Walter Verini -. La magistratura porterà avanti la sua inchiesta ma è evidente il mix, inquietante, tra corruzione, estorsioni e voto di scambio”.

Per questo – insistono – come PD chiederemo che la Commissione Antimafia si occupi del caso ed accenda subito un faro sulla vicenda, sulle sue connessioni politiche e territoriali, sul grado di inquinamento e infiltrazione dell’istituzione”.

“La domanda di mafia”

“‘Essere stato costantemente a disposizione di Cosa nostra’. Questa accusa, che ricostruisce la storia dell’esponente (da ultimo) di Fratelli d’Italia, Mimmo Russo e che ha portato al suo arresto a Palermo, disvela qualcosa di profondo e che alcuni di noi hanno denunciato da tempo: l’intreccio sempre più stretto tra mafia, massoneria e politica, la ‘domanda di mafia’ che torna in un pezzo della politica e della società, l’utilizzo della cosa pubblica per l’offerta di ‘servizi’ alla criminalità organizzata, in un sistema che crea una costante reciprocità di favori”. Così Giuseppe Provenzano (nella foto), componente della segreteria nazionale del Partito Democratico e della Commissione Antimafia.

M5S: “Una bruttissima vicenda”

“Ancora un arresto per un esponente di FdI, ancora una bruttissima vicenda che coinvolge un esponente del partito della presidente Meloni, quello stesso partito che a giorni alterni usa a sproposito il nome di Paolo Borsellino e che si esibisce in continue esibizioni muscolari sulla legalità. Non fanno in tempo a finire di twittare su Bari e Torino che gliene arrestano uno in casa. La verità è che le loro chiacchiere insopportabili servono solo a coprire una realtà drammatica per il nostro Paese”. Questo il commento della vice presidente del gruppo M5S alla Camera Vittoria Baldino.

“A Palermo – prosegue Baldino – oggi è stato arrestato Mimmo Russo, uomo di Fratelli d’Italia e potente ex consigliere comunale. Le accuse sono pesantissime e sarebbero corroborate dalle parole di una decina di pentiti: concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio politico-mafioso e estorsione aggravata. Periodicamente, da varie zone d’Italia, saltano fuori vicende giudiziarie molto pesanti che vedono come protagonisti rappresentanti delle istituzioni di FdI e di tutto il centrodestra”.

Tutte le reazioni

“Ci sono numerosi aspetti più che torbidi nell’ultima indagine della Dda di Palermo che mettono in evidenza come, ancora una volta, ci sia una forte commistione tra soggetti politici, esponenti mafiosi e imprenditori legati alla massoneria. Ancora una volta la magistratura arriva prima della politica che deve imporsi delle regole certe e impedire questo intrallazzismo legato alla compravendita di voti, scendendo a patti con la criminalità organizzata”. Lo dichiara il deputato Anthony Barbagallo, componente della commissione nazionale Antimafia e segretario regionale del PD Sicilia.

“L’arresto per mafia e voto di scambio a Palermo ai danni dell’esponente locale di FdI, Mimmo Russo, mostra ancora una volta una certa permeabilità da parte del partito di Giorgia Meloni, nonché la gravità di una piaga che va affrontata con serietà e trasparenza. Purtroppo FdI non è nuovo a vicende a dir poco torbide. Questo caso infatti è successivo ad altri, tra cui quelli che hanno riguardato Nello Donnarumma, sindaco di Fdi a Palma Campania e accusato di corruzione; Augusta Montaruli, deputata di Fratelli d’Italia, condannata definitivamente per peculato; Giorgio Randazzo, dirigente provinciale a Trapani di Fratelli d’Italia e accusato di ricettazione. Queste sono solo alcuni delle vicende che interessano FdI: è il caso che Giorgia Meloni la smetta di citare Paolo Borsellino a sproposito”. Lo afferma Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera.

“Lo spaccato emerso dall’operazione della Dda di Palermo è inquietante. Una cosa è occuparsi dei più deboli, altra cosa è mettersi al servizio degli uomini di Cosa nostra. L’accusa della procura restituisce l’immagine di una Palermo in cui ancora c’è tanto da fare per cambiare”. Lo ha detto Antonello Cracolici, presidente della commissione Antimafia all’Ars.

“La vicenda che ha portato all’arresto di Mimmo Russo è la conferma di quello che dicevamo durante la manifestazione del 23 maggio scorso: a Palermo e in Sicilia i voti sono ‘piccioli’, che tradotto vuol dire soldi. Siamo naturalmente in attesa che le indagini facciano il loro corso, ma la spregiudicatezza con la quale sarebbero stati gestiti i pacchetti di voti, attraverso la dinamica del voto di scambio clientelare, da parte di Mimmo Russo, noto esponente dell’estrema destra palermitana, dà anche la conferma dei legami e degli interessi tra mafia, neofascismo e massoneria”. Lo dicono il segretario generale della Cgil Palermo, Mario Ridulfo, e il responsabile dipartimento Legalità, Rosario Rappa.

“Alle 11.06 del 13 gennaio, con un tempismo degno di nota, il sindaco Lagalla annunciava la costituzione di parte civile contro l’uomo, sospettato di grave disagio psichico, colpevole di aver ucciso un cane in modo brutale. Alle ore 14.30 del 9 aprile non risulta pervenuto alcun annuncio di costituzione di Parte civile, né dal Sindaco né dal suo vicesindaco, compagno di partito dell’ex consigliere comunale accusato di “essere stato costantemente a disposizione di Cosa nostra”. Che dire, non c’è dubbio che questa Amministrazione sa dare chiari segnali sulle sue priorità e linee di azione politica”. Lo dichiara la consigliera comunale Mariangela Di Gangi.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI