PALERMO – Si sono affievolite le esigenze cautelari. Achille Andò lascia gli arresti domiciliari. Il tribunale del Riesame ha accolto il ricorso dell’avvocato Sergio Monaco e ha sostituito la misura cautelare con l’obbligo di firma in caserma tre volte alla settimana.
Andò e le esigenze cautelari
La misura meno afflittiva è sufficiente a garantire le esigenze cautelari: reiterazione di reato e inquinamento probatorio. Il blitz è lo stesso che ha coinvolto Gregorio Marchese e l’ex consigliere comunale Mimmo Russo. Il primo si trova ai domiciliari e il secondo in carcere.
Anche per loro gli avvocati Fabio Milazzo, Raffaele Bonsignore e Antonio Gargano hanno fatto ricorso e attendono l’esito nelle prossime ore.
Il ruolo degli indagati
Russo è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico-mafioso, oltre che per estorsione aggravata e concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio.
Marchese, figlio di un killer di mafia, è indagato per estorsione e corruzione. Andò, 74 anni, faccendiere iscritto alla loggia massonica del Grande Oriente d’Italia, risponde di corruzione.
Russo si sarebbe attivato per tentare di fare avere il via libera ad un nuovo centro commerciale nel rione Roccella, accanto al Forum, e alla modifica della destinazione di uso di una zona agricola a fondo Micciulla nel rione Altarello di Baida.
Quest’ultima e l’affare del centro commerciale stavano a cuore a due società immobiliari di cui Achille Andò era consulente. In cambio Andò gli avrebbe promesso appoggio elettorale.