Luca Madonia, "Catania forever": il mare e l'Etna nelle canzoni VIDEO

Luca Madonia, “Catania forever”: il mare, l’Etna, le canzoni VIDEO

Un grande artista apprezzato sin dai tempi dei Denovo si racconta a LiveSicilia: "Ringrazio ancora la vita che mi ha regalato questa meravigliosa opportunità".

CATANIA. Avevamo voglia di incontrarlo. E di solleticarlo parlando anche un pò di sè e non solo delle sue canzoni. Il cantautore catanese Luca Madonia ci ha accolto a casa sua in un caldo pomeriggio di fine ottobre, in occasione dell’uscita imminente del suo nuovo album: “Stiamo tutti ben calmi”, fuori il 15 di novembre.

Come vede oggi Luca quel ragazzo che nell’’82 iniziò l’avventura con i Denovo?

Se ripenso agli anni dei miei esordi, della vita professionale, e parliamo dell’82,mi sento ancora quel ragazzo di allora, con quello spirito di quando si suonava nelle cantine, un poco cresciutello, ahimè, o forse, per fortuna. 

Quest’anno sono quarant’anni di questa bellissima vita. 

Io mi sento gratificato, perché sono riuscito a fare una cosa che ho sempre adorato: fare il musicista. Partendo da Catania, allora, nei primissimi anni 80, nell’82 appunto, era veramente difficile. 
Catania era l’estrema periferia dell’Impero. Però avevamo vent’anni e avevo tantissima voglia di fare questo mestiere, di inventare uno stile.
In quegli anni suonavo con i Denovo. È stato il decennio dei Denovo e devo dire che ringrazio ancora la vita, la vita che mi ha regalato questa meravigliosa opportunità. 

Nel singolo, appena uscito, dai spazio alla tua inquietudine, per te è un ostacolo o un motore?

Ci sono dei momenti in cui ci si sente un po giù, ci si sente tristi. Nell’ultimo singolo, che si chiama “Non mi basta”, parlo proprio di questo: parlo del male di vivere. Parlo di come però c’è la consapevolezza che, nel bene e nel male, siamo un pò artefici del nostro destino. Però, ahi noi, riusciamo sempre a rovinare tutto. Vuoi per egoismo, vuoi per masochismo. Fatto sta che accade, ahimè.
Accade e in questa canzone parlo un pò di questo. Ovviamente “Non mi basta” è un po una metafora della vita.

A breve uscirà il tuo nuovo album: qual’è il titolo? Cosa ci attende?

Uscirà a metà novembre e si chiamerà “Stiamo tutti ben calmi”. Ho scelto questo titolo per una doppia valenza, sia sociale, perché viviamo in una società, in un mondo, assolutamente isterici, e ne siamo tutti pienamente convinti, o almeno lo spero, e poi anche riferito alla musica, perché ho riletto, a parte tre inediti, anche le canzoni che più mi rappresentano, le canzoni che più amo, in chiave assolutamente calma, acustica. C’è un approccio più maturo, più cerebrale. 
Volevo realizzare un disco che si potesse ascoltare a tutte le ore del giorno e della notte, con estrema calma, in cuffia, la notte, ad esempio.
Per cui sono andato un pò per sottrazione: ho scelto tra le canzoni che più ancora mi rappresentano, fra le canzoni che la gente mi chiede ai concerti, le canzoni che amo fare ai concerti, anche alcune che avevo dimenticato. Sono dell’idea che la musica non invecchia.
Invecchiano i suoni, invecchiano gli arrangiamenti. 
Ho cercato quindi di ridare smalto un pò a questi brani, con questa formula iper acustica, con ritmi e ritmiche proprio minimali, proprio per dare spazio alla voce, al canto. Sono molto, molto, contento. 

Quali sono le tue “passioni e le tue manie” oggi?

Le passioni, le manie determinano le scelte di una persona. Io sono convinto che, in senso buono, sono ancora vittima sia di passione che di manie. È un pò, come dire, curiosità, e un pò, come dire, sognare.
Tutte queste cose messe insieme, a noi artisti ci danno la spinta, la curiosità, per andare avanti.

Ti senti ancora un alieno a Catania? Come la vedi questa città?

La vivo in modo veramente molto marginale. Io non sono mondano, per cui vivo Catania in un modo privato. O sono in giro a suonare, in giro per l’Italia, per fare il mio mestiere, bellissimo, per confrontarmi col pubblico, per salire su un palco, o sono molto casalingo, per cui sì, sento che rimane una città assolutamente viva, come lo era quando  ero un ragazzino, quando avevo vent’anni, quando ho iniziato a fare questo mestiere, però non ti so dire bene. Mi piace geograficamente!
Crescendo cambiano gli orari.
Mi sveglio la mattina presto, una volta si dormiva di più, e mi affascina da morire questa posizione centrale fra il mare e la montagna. 
Riesco a trarre la forza di questi due elementi dalla natura, che, forse, inconsciamente, rientrerano anche nelle mie canzoni.
Per cui, da questo punto di vista, Catania forever!
Come vita, come come musica, come spinta giovanile, onestamente non ti saprei dire.

Cosa significa per te essere “l’ultima persona al mondo”?

Gli ultimi hanno un peso importantissimo nella vita della società. Bisognerebbe ripartire dagli ultimi.
Io ho scritto una canzone che si chiama “L’ultima persona al mondo”: è una condizione umana alla quale bisognerebbe prestare più attenzione. 

È così difficile sognare oggi, come recita un tuo testo del 2019?

Tu mi dici che ho scritto una canzone che parla di sogno. 
Non mi ricordo neanche qual’era però…
Il sogno è  fondamentale, perché il sogno e la curiosità sono quegli elementi che che ti spingono ad andare avanti. 
Poi noi che facciamo musica, o in generale chi fa arte, abbiamo sempre bisogno del sogno, perché il sogno è quel passaggio in avanti rispetto a qciò che si sta facendo in quel momento.
Il sogno è il punto, non ti dico di arrivo, ma sicuramente il punto dove vorresti navigare in senso onirico.


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