Mafia, così doveva morire Gagliano: “Quattro scalini e pam, pam”

Mafia, così doveva morire Gagliano: “Salgono quattro scalini e pam, pam”

Il racconto in video-chiamata
L'INCHIESTA LEONIDI
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CATANIA – “Come spacchio dovremmo litigare con i cristiani? Col tirapietre? Con la fionda? La mazza con i chiodi? Come dovremmo litigare? Di che stiamo parlando? Mi sto anche vergognando!”
Il racconto di una videochiamata. Istantanea del momento e del contesto nel quale opera la criminalità organizzata oggi. È il colloquio in cui Sebastiano Ercolano spiega a Salvatore Gurrieri, che si trova in carcere, che erano sorti contrasti con esponenti del clan “Cappello” e pertanto aveva necessità di armarsi. Gurrieri risultava detenuto nello stesso carcere nel quale si trovava anche Mario Ercolano, padre di Sebastiano.

Quest’ultimo chiede a Gurrieri di parlare col proprio padre affinchè gli indicasse un soggetto presso il quale rifornirsi di armi e gli spiegava che Camelo Daniele Stranoe Angelo Antonino Castorina erano stati vittime di un agguato posto in essere da Pietro Salvatore Gagliano, esponente del clan Cappello, per l’appunto. E Gagliano dev’essere fatto fuori.

Il fermo

Tra le pieghe dell’inchiesta “Leonidi” che ha portato al fermo di 9 persone da parte del Comando provinciale dei carabinieri, emerge una istantanea che rimette a posto tasselli che fino a ieri rischiavano di passare come un autentico rompicapo dell’azione mafiosa sul territorio etneo. 

L’intercettazione

Sebastiano Ercolano e Santo Di Bella vengono intercettati e parlano del percorso che bisognava fare a piedi per raggiungere il luogo più opportuno per attentare ala vita di Pietro Salvatore Gagliano nel momento in cui quest’ultimo si fosse fermato davanti al cancello carrabile automatizzato del suo domicilio, in Catania, Viale Moncada, 18. Spampinato ed Ercolano individuavano li punto migliore da cui esplodere i colpi di arma da fuoco, 

Kevin: Allora guarda, te lo faccio capire subito subito. Stai vedendo qua?

DI BELLA Santo: Mh inh.

Kevin: Talia, si cala di qua si scende dritti porta in quelle scale a piedi 

DI BELLA Santo: Mh ih.

Kevin: Ci siamo? Stai vedendo il cancello rosso?

ERCOLANO Sebastiano: Mh mh.

Kevin: Eh! Dal cancello rosso lui ci entra. Quel cancello rosso è automatico.

ERCOLANO Sebastiano: Mh.

Kevin: Uno. tipo che li avvi… che lo avvisa

DI BELLA Santo: Ci sta assai.

ERCOLANO Sebastiano: Mh.

Kevin: arrita… non si vede!

DI BELLA Santo: Rimane fermo lì 

Kevin: Resta fermo lì, non ti vede!

DI BELLA Santo: quando si apre il cancello.

Kevin: perché lì sotto, c’è tipo… un altro spiazzale. 

ERCOLANO Sebastiano: Si si.

Kevin: e lui con la macchina le scale non le vede! Lui arriverà nel cancello lì. Per aprire il cancello… ci sta assai ad aprirsi il cancello! Nel frattempo che apre. che si apre tutto il cancello per passare lui con la macchina, loro che fanno.. che sono già nelle scale? Salgono quattro scalini e pam, pam, bau, parapau (viene simulata l’esplosione dei colpi di arma da fuoco)

DI BELLA Santo: E lui…questo neanche li vede! .perché ci vanno da dietro! Hai capito? Perché così sembra vicino ma il cancello è più avanti assai….Loro escono ci spuntano a tipo…Lui è qua e loro gli spuntano da dietro, cosi!

Le informative

Una ricostruzione dell’inchiesta che finisce col combaciare con le informative dei carabinieri depositate appena qualche giorno addietro. Lì, si delinea l’evoluzione del clan Santapaola-Ercolano dal 2017 sino giorni nostri sulla scorta delle inchieste Chaos, Agorà e Sangue Blu. In aggiunta alle intercettazioni raccolte dagli inquirenti e dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Salvatore Scavone e Silvio Corra.

Una indagine che potrebbe conoscere, presto, nuovi ed ulteriori sviluppi.


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