Mafia, sequestro dell'Anticrimine: nei guai il cognato di Mario Strano - Live Sicilia

Mafia, sequestro dell’Anticrimine: nei guai il cognato di Mario Strano

Salvatore Culletta e il figlio Giuseppe sarebbero componenti del gruppo autonomo dei Cappello- Carateddi del boss di Monte Po.
L'OPERAZIONE
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CATANIA – Ancora uno schiaffo al lato economico dei patrimoni illeciti collegati alla mafia. La Polizia di Catania ha eseguito un sequestro emesso dalla sezione misure di Prevenzione del Tribunale di Catania a carico di Salvatore Culletta, detto Turi de polli, e il figlio Giuseppe, già noti per il processo Camaleonte, figlio di un’operazione contro il clan Cappello, che stanno affrontando. I due – secondo la ricostruzione accusatoria – sono esponenti di quella corrente autonoma del clan Cappello-Bonaccorsi che fa capo all’ex santapaoliano Mario Strano. C’è da evidenziare che Culletta è cognato del boss di Monte Pò, infatti è sposato con la sorella della moglie di Mario Strano.

Andiamo al cuore dell’operazione che ha portato al provvedimento patrimoniale, proposto dal Questore Mario Della Cioppa e dal procuratore Carmelo Zuccaro a carico del 55enne e del 35enne.

Finiscono nelle mani dello Stato un’impresa del settore della ristorazione (da qui il nomignolo Turi de polli) del centro storico, 3 immobili (2 appartamenti e un terreno), un autovettura e diversi rapporti finanziari. Gli investigatori hanno stimato il valore del ‘tesoretto’ sequestrato in 500 mila euro. 

Salvatore Culletta ha un curriculum criminale in cui annovera diversi precedenti penali. La Polizia li elenca: “spaccio di stupefacenti, riciclaggio, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, associazione di tipo mafioso”.  Questo accrescerebbe la sua “pericolosità sociale”, come quella del figlio che già minorenne avrebbe iniziato a commettere reati.

“Nel corso delle indagini patrimoniali – si legge nella nota della Questura – sono stati analizzati gli investimenti effettuati dalla famiglia Culletta dal 2015 al 2019“.

“L’analisi dei flussi finanziari” che è stata sviluppata dai “patrimonialisti” della Divisione Anticrimine e della Squadra Mobile “ha evidenziato una forte sperequazione tra i redditi dei proposti e dei loro nuclei familiari e i beni, fittiziamente intestati a terzi, nella disponibilità di padre e figlio” e pertanto sarebbero “frutto e reimpiego dei proventi delle attività illecite”.


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