Fu una storia che fece molto discutere. Di mezzo c’era il dolore di una madre per un figlio in coma che poco dopo avrebbe lasciato un vuoto incolmabile nei propri cari. Il processo si conclude con l’assoluzione di Mario Re, ex primario della Rianimazione dell’ospedale Civico di Palermo (nella foto), dall’accusa di abuso d’ufficio.
Si tratta del reparto dove nel 2006 vene ricoverato e morì Flavio Beninati. Aveva 33 anni. Lo stesso pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione dell’imputato. E’ vero che Mario Re, ha sostenuto il pm, non consentì ai familiari di entrare nella stanza del figlio, ma non commise alcun reato. Nel comportamento del medico, criticato dall’accusa, fu pure ravvisato un atteggiamento diverso da quello tenuto nei confronti di un altro paziente “eccellente”. In quei giorni Re avrebbe favorito l’ex deputato di Forza Italia Giovanni Mercadante, consentendogli di visitare il figlio, anche lui ricoverato in Rianimazione. Un trattamento diverso che provocò la denuncia dei familiari della vittima.
“Quando è arrivato da noi Flavio Beninati – ha spiegato Re, difeso dagli avvocati Ugo castagna e Tiziana Monterosso – era in coma con un grado 6 su 7, quindi molto grave. Quando scese a quattro, nel passaggio verso il risveglio, lo comunicai ai genitori. Ma questo non significa che stava uscendo dal coma. Il paziente non ha mai avuto una fase di risveglio. La situazione di Manfredi Mercadante era completamente diversa. Era un coma molto più leggero ed era in grado di entrare in contatto con il mondo esterno”.
Il pm Laura Vaccaro non ha ravvisato una violazione della legge da parte del medico, assolto dalla seconda sezione del tribunale. Mario Re resta imputato in un altro processo, quello sul presunto giro di tangenti pagate per assicurarsi le forniture del reparto.