Palermo: battaglia all'ultimo voto, nel caos delle elezioni

Palermo: battaglia all’ultimo voto, nel caos delle elezioni

Gli exit poll danno Roberto Lagalla vincente. Ma bisognerà aspettare i numeri veri.
PALERMO 2022
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I primi exit poll delle elezioni palermitane dicono che Roberto Lagalla, candidato del centrodestra può, forse, cominciare ad abbozzare un sorriso. Ma le rilevazioni, che lo darebbero vincente, ballano su percentuali che possono cambiare tutto e non sempre si sono dimostrate affidabili. Dunque, con il candidato del centrosinistra, Franco Miceli, sarà battaglia all’ultima preferenza. Tuttavia, la giornata di ieri verrà ricordata, soprattutto, per l’immenso caos delle operazioni di voto e per una situazione al collasso che ha macchiato il momento della partecipazione popolare.

La rinuncia di quasi un terzo dei presidenti di seggio ha creato un pasticcio, in concomitanza con la finale per la serie B in cui il Palermo è risultato vittorioso ai danni del Padova. Si sono accumulati ritardi, mentre le testimonianze che giungevano presentavano vicende allucinanti, piene di disagi e comprensibile rabbia.

“E’ gravissimo che a Palermo, senza alcun preavviso, un elevato numero di presidenti di seggio non si sia presentato per l’insediamento, ovvero abbia rinunciato all’incarico, ritardando l’avvio delle operazioni di voto – ha tuonato la ministra Lamorgese, a frittata irrimediabilmente fatta -. Un tale atteggiamento esprime una assoluta mancanza di rispetto per le Istituzioni e per i cittadini chiamati in questa giornata elettorale e referendaria ad esercitare un diritto costituzionale fondamentale per la vita democratica del Paese”. Forse sarebbe stato meglio pensarci prima. Sarà la Procura a valutare eventuali profili penali.

Vedremo quali saranno le polemiche a risultato, quale che sia, acquisito. “Il dato di affluenza finale alle elezioni amministrative di Palermo è estremamente preoccupante e segna la sconfitta della partecipazione democratica – dice Giusto Catania, candidato di Sinistra Civica ecologista -. Per dare la misura della gravità della situazione si può evidenziare che mai, nella storia delle elezioni comunali di Palermo, l’affluenza al voto era stata sotto il 50%. Non stupisce la crescente sfiducia nei confronti della politica, alimentata in questi ultimi anni dalla demagogia populista. Ma la partecipazione è stata inficiata soprattutto dalla scarsa sensibilità di numerosi presidenti di seggio, che hanno impedito la regolare costituzione di numerose sezioni elettorali, e dagli errori del ministero degli Interni che ha ignorato, malgrado le segnalazioni, l’impatto popolare della partita del Palermo”.

Le difficoltà di una domenica complicata piovono come il coronamento negativo di una brutta campagna elettorale, attraversata da scontri e da veleni, più che da un dibattito sulle cose da fare. Né lasciano tranquilli gli arresti di candidati consiglieri comunali del centrodestra, accusati di scambio elettorale politico-mafioso. Storie giudiziarie tutte da scrivere, ma che lanciano un’ombra da non sottovalutare. Anche gli strali sui condannati per mafia rientrati in politica – cioè Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri – hanno provocato una slavina di botte e risposte. Una sottolineatura sacrosanta delle vittime di Cosa nostra è diventata, nel gioco politico, un ritornello aspro che ha impedito che si parlasse di Palermo. Le mille bare dei Rotoli sono ancora lì, come il resto, per mostrarci una città devastata. E non sarà facile curare le sue ferite. (Roberto Puglisi)


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