Palermo, Ospedale dei Bambini: l'inferno dei ragazzi che si drogano

Palermo, Ospedale dei Bambini: l’inferno dei ragazzi che si drogano

I ricoveri quotidiani di giovanissimi tossicodipendenti. La nuova iniziativa

PALERMO- “Li vediamo arrivare, ragazze e ragazzi dipendenti dalla droga, in condizioni molto dure. Sono di più, rispetto al solito. Partono tutti da tredici e quattordici anni. Hanno comportamenti aggressivi, rabbia e qualcuno è già acuto”. Dal boccaporto figurato dell’Ospedale dei Bambini, la dottoressa Desirè Farinella, responsabile della direzione medica, racconta la quotidianità di un nosocomio immerso nella mappa delle zone di spaccio che coinvolgono i giovanissimi. Loro sono le vittime. La droga, soprattutto il crack, è il carnefice.

Quei segnali e le ‘invasioni’ notturne

“I segnali sono chiari – dice la dottoressa -. Noi possiamo fare prevenzione e monitorare. A volte vengono qui per cefalea, disturbi del sonno, difficoltà relazionali, intrafamiliari o scolastiche. Possono essere tutti campanelli d’allarme che ci inducono a indagare, per capire meglio, sull’eventuale uso, anche non quotidiano, di sostanze. Come Ospedale dei Bambini, stiamo promuovendo, per la nostra parte, una iniziativa importantissima. C’è un tavolo che riunisce vari soggetti istituzionali: la Procura dei minori, noi, il Comune, l’Asp… L’obiettivo è mettere insieme percorsi di intervento, ognuno per il proprio ambito. Il nostro direttore generale, Roberto Colletti, è molto sensibile sull’argomento”.

Ma in quei corridoi e in quelle stanze, all’Albergheria, l’impegno non è semplice. “Siamo in un contesto particolare della città – spiega la dottoressa Farinella -. Di notte, recentemente, un giovane tossicodipendente ha cercato di entrare ed è stato denunciato”. E ci sono i balordi, i violenti, i viaggiatori di certe sere pericolose, quelli a caccia di siringhe…

Consumatori sempre più giovani

“Ci troviamo davanti a due fenomeni nuovi riguardo alla droga – spiega il dottore Francesco Vitrano, neuropsichiatra dell’Asp e referente per il progetto -. Il primo è l’abbassamento significativo dell’età dei consumatori. Il secondo è che, spesso, siamo davanti a ragazze e a ragazzi che vivono una condizione di fragilità e che utilizzano le sostanze per raggiungere una sorta di falso equilibrio. Il consumo diventa un momento di socializzazione e di cooptazione tra i giovanissimi. Ci sono consumatori anche di dodici e tredici anni. Noi abbiamo risposto a una corretta sollecitazione della Procura dei Minori, proviamo a definire percorsi che ci permettano di analizzare i singoli casi per rintracciare delle soluzioni”.

Il dottore Vitrano chiama in causa la desertificazione emotiva a cui il Covid ha impresso una accelerazione: “Tra gli adolescenti si sperimentano maggiori difficoltà sociali, educative e familiari. Costruire la propria identità può risultare più complicato”.

L’inferno quotidiano

Il mercato della droga e del crack, a Ballarò e nelle strade sorvegliate dai pusher, spalanca abissi per le vite che si perdono. Per le madri e i padri che chiamano i figli e le figlie tra i vicoli. Per chi finisce nell’imbuto di una dipendenza. Ci sarà un ‘Centro di crisi’ di prossima definizione, una roccaforte utile per la riduzione del danno.

Ovvero, come spiega l’associazione Sos Genitori in una nota: “Una struttura di lunga degenza adeguata alle crisi di astinenza per i soggetti fortemente dipendenti”. “Ringraziamo l’assessore alla Sanità per la sua ospitalità e in modo particolare il dottor Salvatore Iacolino per la sua sensibilità nei confronti dei genitori che vivono sulla loro pelle il grande disagio dei loro figli e figlie malati di dipendenze”, si legge in quel comunicato a margine di un incontro. Sarà presto individuata una sede, verosimilmente, fuori Palermo. La città che offre alle ragazze e ai ragazzi l’inferno dello spaccio non è un luogo sicuro.


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