Report: "Nuccia Albano figlia di un boss". L’assessore: “Non nego, ma…” - Live Sicilia

Report: “Nuccia Albano figlia di un boss”. L’assessore: “Non nego, ma…”

Il caso nella giunta regionale: "Mio padre morto 60 anni fa"

PALERMO – Un blitz di ‘Report’ a un evento pubblico fa scoppiare un caso nella giunta regionale siciliana. Nuccia Albano, che guida l’assessorato alla Famiglia e alle politiche sociali, è figlia del defunto capomafia di Borgetto, Domenico. Alla domanda specifica pronunciata dall’inviata della trasmissione tv, Albano, deputata regionale della Democrazia cristiana ed esponente del partito di Cuffaro in Giunta, ha replicato così: “Non posso rinnegare mio padre. Ero soltanto una bambina, di questi fatti ne sono venuta a conoscenza da grande. Non rinnego la storia di mio padre, non ha avuto nessuna refluenza: né su di me né sulla mia famiglia”. E ancora, rivolgendosi alla cronista, Albano ha concluso: “Volete buttare ombre sulla mia vita? Tutto questo ha un rilievo pubblico? Sarei mafiosa?”.

Albano: “Mio padre morto 60 anni fa”

L’assessora alla Famiglia, nel pomeriggio, diffonde una nota: “Stamattina, mentre stavo partecipando, in qualità di assessore alla Famiglia, alla commissione Antimafia convocata presso la scuola Sperone-Pertini a Palermo, sono stata ‘violentata’ da una giornalista di Report che mi ha sottoposto ad una raffica di domande su mio padre – dice -. Premetto che è morto 60 anni fa, quando io ne avevo 10. Ho saputo, solo quando sono diventata grande, che aveva avuto problemi con la giustizia e che era stato in carcere. Ho di lui il ricordo di una bambina innamorata del proprio papà e da lui adorata – continua -. Sono stata a studiare in collegio dalle suore dall’età di 9 anni e lì ho saputo della morte di mio padre, avvenuta in ospedale, poi, da grande, sono venuta a conoscenza che era stato in detenzione”. Albano poi prosegue: “Sono cresciuta senza la figura paterna e con una madre che mi ha inculcato il desiderio della giustizia e l’amore per la legalità. Tutta la mia vita è testimoniata da questa educazione alla legalità e rispetto della giustizia. L’essere madre e nonna e la mia vita professionale parlano del mio ostinato senso del dovere e della legalità. Mi addolora moltissimo e mi fa sanguinare il cuore che si sia voluto ricordare questa storia. Ma ciò non può cancellare l’amore di figlia per il padre”.

La Vardera: “Albano chiarisca”

Sulla vicenda, intanto, interviene il deputato regionale di Sud chiama nord, Ismaele La Vardera: “Una di quelle notizie che quando ti passano per le mani fai fatica a credere. Albano è stata indicata da Totò Cuffaro, a sua volta anche lui condannato per mafia – evidenzia -. Non credo che le colpe dei padri debbano cadere sui figli e sono consapevole che Nuccia Albano ha una storia e una carriera importante. Lei infatti è stata la prima donna medico legale e, addirittura, è stata tra coloro i quali hanno svolto l’autopsia sul corpo di Giovanni Falcone e di Libero Grassi. Mi chiedo però, se è normale che questa vicenda sia stata sempre nascosta. È normale che l’assessore Albano, avendo quel padre così scomodo, non ne abbia mai preso le distanze in pubblico, per rivendicarne una netta contrapposizione? E ancora: “Renato Schifani sa che un suo assessore è la figlia di un boss? Non mi resta che chiedere all’onorevole Nuccia Albano di chiarire quanto prima e a prendere le distanze dalla mafia e soprattutto da suo padre. Il mio invito va anche al presidente della Regione, Renato Schifani, che deve dire a tutti i cittadini siciliani cosa pensa di questa storia dai contorni assai opachi”.

Le altre reazioni e la precisazione di Albano

In casa Pd il segretario regionale, Anthony Barbagallo, chiede che Schifani rimuova Albano. Il capogruppo dem all’Ars, Michele Catanzaro, invita Schifani a “valutare” il mantenimento dell’assessore nella squadra di governo. E anche il presidente dell’Antimafia regionale, Antonello Cracolici, chiede al governatore di “intervenire con immediatezza per risolvere il problema”. Non basta a rasserenare il clima neanche la seconda nota diffusa da Albano, che precisa il senso delle prime dichiarazioni a ‘Report’: “Lo ribadisco con il cuore di una figlia che non è cresciuta con il proprio papà, non lo rinnego come padre, e non vedo come una figlia potrebbe rinnegarlo, ma la mia scelta di vita ha sempre preso le distanze dal fenomeno della mafia. Solo perché presa dalla concitazione per l’agguato, tesomi dalla giornalista di ‘Report’, ho detto che non rinnego la storia di mio padre – precisa -. Ma è chiaro che volevo dire che non rinnego mio padre. Ho sempre lavorato all’insegna della giustizia e della trasparenza, valori che ho trasmesso ai miei figli e ai miei nipoti”. Frasi che secondo il leader di Sud chiama nord, Cateno De Luca, non sono sufficienti: “Albano deve fare un passo indietro”, dice il sindaco di Taormina. Il M5s lascia una porta aperta: “L’assessore prenda nettamente le distanze dalla storia del padre o si dimetta”, dicono il referente regionale Nuccio Di Paola e il capogruppo all’Ars Antonio De Luca. Vicinanza ad Albano viene espressa invece dal capogruppo Dc all’Ars Carmelo Pace.


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