PALERMO – Si ammalò di cirrosi epatica e morì per colpa di una trasfusione di sangue infetto. Il giudice Giuseppe Rini della terza sezione civile del Tribunale di Palermo ha condannato il ministero della Salute al risarcimento di oltre un milione di euro agli eredi di B.G. operaio palermitano settantenne, assistito dagli avvocati palermitani Ermanno Zancla e Chiara Carlozzo. Le trasfusioni mortali furono eseguite nel 1987 all’ospedale Villa Sofia nel corso di un banale intervento.
La sentenza, a conclusione di una causa velocissima iniziata nel febbraio dello scorso anno, ha dunque riconosciuto a figli e vedova dell’operaio il cosiddetto “danno da uccisione di un congiunto”, che consiste nella “irreversibile e permanente privazione della reciprocità affettiva”. Riconosciuto il danno morale quale “transeunte sofferenza indotta dall’ingiustizia patita”.
Si tratta della ennesima sentenza che condanna lo Stato italiano a risarcire uno dei migliaia di cittadini siciliani che tra gli anni 70 e gli anni 80 hanno contratto gravissime malattie, e spesso poi deceduti, a causa di trasfusioni di sangue ed emoderivati risultati poi infetti da virus dell epatite B, C e Aids
È una storia che non ha fine – spiegano i legali – che schiaccia il ministero della Salute alle sue gravissime responsabilità e che ancora lo Stato si ostina a non riconoscere se non parzialmente e solo dopo il ricorso ai Tribunali.”