Catania, i Santapaola e il boss “ombra”: udienza romana sul 41 bis

Catania, i Santapaola e il boss “ombra”: udienza romana sul 41 bis

Francesco Russo comparirà dinanzi al Gup

CATANIA – Sarà il Tribunale di Sorveglianza di Roma a decidere sul 41 bis imposto a Francesco Russo. Sarebbe lui, secondo la Dda, l’ultimo dei capi conosciuti del clan Santapaola Ercolano a Catania. Arrestato nel blitz Ombra, su Russo pende ancora una richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Dda.

Il suo avvocato, il penalista Vito Di Stefano, ha impugnato a Roma il provvedimento del ministro Guardasigilli Carlo Nordio, emesso su richiesta della Procura distrettuale antimafia. L’udienza non è ancora stata fissata e in questi casi, i termini, non sono sicuramente brevissimi.

Più vicina invece è l’udienza preliminare, che riprenderà – con le richieste istruttorie e anche eventuali richieste di riti alternativi, come l’abbreviato – il prossimo 27 marzo. L’udienza, dinanzi al gup Maria Ivana Cardillo, si sarebbe dovuta aprire già diverse settimane fa, ma è slittata affinché la difesa acceda ad alcune intercettazioni.

L’accusa di cui risponde

Per gli inquirenti, Russo sarebbe subentrato al cosiddetto mafioso “dal sangue blu” Ciccio Napoli, condannato in primo grado, tuttora in attesa di appello e vecchio amico di Russo. Quest’ultimo è stato arrestato il 24 luglio 2024, giorno dell’operazione Ombra.

Per l’accusa, Russo sarebbe stato il capo della cosca dal 10 novembre 2022 “all’attualità, cioè fino al luglio scorso. Secondo i giudici, lui sarebbe stato un uomo d’onore “riservato”, quel titolo che è stato inventato dai boss catanesi per cercare, con scarsi risultati, di sfuggire alle inchieste.

L’uomo gambizzato

Ma è accusato anche di essere uscito allo scoperto. Il 31 ottobre 2023, dopo un banale litigio sul lavoro, sarebbe brutalmente passato dalle parole ai fatti. Avrebbe aggredito, stando sempre alla tesi dell’accusa, assieme ad altre due persone un uomo sul lavoro.

Uno degli aggressori avrebbe usato una mazza da baseball, l’altro gli avrebbe sparato gambizzandolo, a bruciapelo. Il movente? La vittima dell’aggressione gli aveva mancato di rispetto. Russo si sarebbe fatto rispettare a modo suo.

A illustrare il senso della già citata, ipotetica, “riservatezza” del suo potere mafioso, è un altro arrestato, che, intercettato, avrebbe detto: “È lui che ha la patata”. E poi avrebbe spiegato: “Se la vede da fuori… neanche lo nominano… io lo so perché lo… ma in pochi lo sappiamo… u paloccu riferisce a lui, hai capito?”.

Le indagini

U paloccu è il soprannome di Salvatore Mirabella, colui che per gli investigatori sarebbe stato l’unico interlocutore autorizzato, almeno in teoria, a ricevere gli ordini da Russo. L’unico interlocutore diretto. L’inchiesta è stata condotta dalla Squadra mobile di Catania, sotto il coordinamento dei sostituti della Dda.

Adesso le ricostruzioni dell’accusa, che si basano su intercettazioni e appostamenti, ma anche ricostruzioni dei pentiti, passeranno dal vaglio del Gup. Sinora hanno retto, ma in fase cautelare, dunque in relazione ai cosiddetti “gravi indizi di reità”, quelli che sono necessari per l’emissione di misure cautelari. In aula bisognerà vedere se quegli indizi verranno ritenuti delle prove.


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