C’è qualcosa di generoso e nobile nell’attitudine con cui tanta gente partecipa alle sorti di Totò Cuffaro e non è solo clientelismo. C’è una propensione a seguirlo nella buona e nella cattiva sorte, evento raro per un politico. Chi scrive ha conosciuto personalmente quello che molti chiamano ora Salvatore, come se non avesse mai fatto parte della loro vita. E se mi chiedessero un parere, direi di getto: è un uomo buono, per la mia esperienza. Non gli ho mai chiesto il posto, o un favore. E lui non mi ha mai chiesto il voto in cambio di una spinta. Amen.
Spero, francamente, che Salvatore Cuffaro dimostri nell’ultima sede la sua innocenza. Lo spero per lui, lo spero per la Sicilia che riceverebbe un’onta dalla sua condanna senza riscatto, la macchia incrostata e incancellabile di un governo compromesso col favoreggiamento alla mafia.
Ma il cronista deve percorrere un’altra strada, diversa da esperienze, sensazioni, convenienze personali ed eventuali. Il cronista deve dire che il potere crudo di Totò Cuffaro era (è) basato su un meccanismo clientelare piuttosto alla luce del sole, perché sicuro di sé. Ci sono due sentenze di condanna rilevanti che tracciano un profilo inquietante. Davvero possiamo pensare che sia tutto un complotto dei giudici? Davvero è utile fare finta di niente, chiudere gli occhi, trasformando l’affetto in regola, in principio, in elemento contradditorio della realtà? La nostra linea – quella di chi scrive – è netta. Garantismo per la persona e per la sua intimità fino alla sentenza definitiva, dubbi legittimi e pesanti riserve sul suo ruolo politico. Dubbi non solo giudiziari. Secondo chi scrive, il governo Cuffaro non è stato il migliore del governi possibili.
Cari lettori, con questo vorremmo porre fine alla risibile e unilaterale guerra tra noi e i “cuffaristi” che ci hanno rimproverato una, secondo loro, eccessiva attenzione sulla vicenda. Anche perché non c’è nessuna guerra da dichiarare o da combattere. Non c’è accanimento nel raccontare le vicende pubbliche di un personaggio pubblico fortemente e oggettivamente compromesso. C’è solo un rapporto che tenta di ispirare le nostre pur fallibili azioni, un valore su tutti. E’ l’amore ostinato per la verità.