PALERMO – Dal ministero della Salute scandiscono chiaramente: “È riduttivo dire che le decisioni sulle contromisure da mettere in campo per il contrasto al coronavirus nelle varie regioni prendano in esame soltanto i dati di una settimana”. Per Roma “il monitoraggio prende in esame anche un periodo più lungo” ed è anche sulla base di questi dati che il Comitato tecnico-scientifico ha deciso di inserire la Sicilia tra le regioni ‘arancioni’, imponendo uno stop a bar e ristoranti che ha provocato la reazione del governatore Nello Musumeci. Su questo fronte ha al suo fianco anche il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè. “Una scelta assurda e irragionevole”, ha tuonato Musumeci, mentre Miccichè chiede al premier Giuseppe Conte di “spiegare i veri motivi per cui ha deciso di fare morire la Sicilia”. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha tagliato corto: “Il Covid-19 ci ha insegnato che dobbiamo agire in fretta e in modo deciso. Non c’è spazio per incertezze e polemiche”.
Gli indicatori per il controllo del rischio
La classificazione delle regioni è stata decisa in base ai 21 indicatori per il controllo del rischio: sono i numeri che servono per capire la gravità della situazione e sono stati fissati da un decreto del ministro della Salute del 30 aprile. Gli ultimi dati disponibili sul sito del ministero della Salute, intanto, prendono in esame la settimana che dal 19 va al 25 ottobre e per la Sicilia i presagi non erano confortanti. Il report pubblicato dall’Istituto superiore di sanità inseriva l’Isola fra le regioni con alta probabilità di progressione del virus e con diverse “criticità” nella capacità di tenere botta alla seconda ondata.
I numeri della Sicilia
Tra gli indicatori di monitoraggio in rosso, cioè oltre la soglia di guardia, l’indice di contagio Rt a 1.38, ma il report metteva in guardia soprattutto sull’alto rischio di escalation del virus nei 30 giorni successivi. Il documento, inoltre, evidenziava 504 focolai attivi in Sicilia, con un trend in crescita, mentre 1.906 erano i nuovi casi di infezione non associati a catene di trasmissione note. Per quanto riguarda i posti di terapia intensiva occupati la Sicilia era ferma al 15%, cioè 15 punti sotto la soglia di guardia del 30%, ma con una previsione di oltre il 50%. Il tasso di occupazione dei posti letto totali di area medica, invece, si era fermato al 19%, 21 punti sotto il livello d’allarme fissato al 40%, ma anche in questo caso la previsione andava oltre il 50%.
Il nodo delle terapie intensive
Sulle terapie intensive e sui posti di area medica, tuttavia, arriva la contestazione dell’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, che su Facebook pubblica dati più recenti e meno allarmanti delle previsioni dell’Iss per quanto riguarda le terapie intensive e i posti letto di area medica. Dal 26 ottobre all’1 novembre in Sicilia, infatti, il tasso di occupazione dei posti letto totali di terapia intensiva era al 19%, undici punti sotto la soglia di allerta. Il tasso di occupazione dei posti letto totali di area medica si era attestati invece al 25%, lontano 15 punti dal livello di guardia fissato dal decreto di Speranza del 30 aprile.
Razza: “Chiederò spiegazioni all’Iss”
Razza precisa che questi dati arrivano dal “report settimanale utilizzato da Roma”. In ogni caso sono soltanto due dei 21 indicatori presi in esame dagli esperti del governo nazionale. L’assessore regionale alla Salute oggi sentirà il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro per capire le motivazioni che hanno spinto il governo a inserire la Sicilia tra le zone arancioni e intanto risponde alle polemiche: “Leggo sulla stampa farneticazioni (qualche volta strumentali, qualche altra dettate dalla voglia di fare polemica a tutti i costi) in ordine all’occupazione dei posti letto in Sicilia e mi pare, quindi, indispensabile pubblicare il report settimanale utilizzato da Roma. Come vedete i nostri indici di occupazione erano ben al di sotto della soglia di allerta”. Razza poi evidenzia: “Riferendosi i dati alla scorsa settimana, non tengono neppure in considerazione il piano approvato dal Comitato tecnico scientifico che li aumenta ancora di più. Sono fatti, non analisi”.
Il Piano della Regione per i posti letto
Il riferimento di Razza è al piano di incremento dei posti letto reso noto ieri nel corso di una seduta della commissione Sanità dell’Assemblea regionale siciliana e che prevede entro il 30 novembre 416 posti di terapia intensiva in Sicilia interamente dedicati ai pazienti Covid. Saranno 812, invece, i posti letto a disposizione nelle strutture a bassa complessità, mentre nei territori delle Città metropolitane sono previsti complessivamente 1.502 posti per i ricoveri ordinari. Il numero complessivo dei posti letto dedicati alle cure del Covid-19 previsti nell’incremento dell’assistenza sviluppato dall’assessorato alla Salute e condiviso con il Comitato tecnico scientifico è di 3.600.
Pd all’attacco
Sul campo, però, restano le polemiche politiche iniziate nella tarda serata di ieri e continuate oggi. Il Pd del segretario regionale Anthony Barbagallo e del capogruppo all’Ars Giuseppe Lupo punta il dito contro Musumeci e Razza: secondo Barbagallo “è evidente l’inadeguatezza e l’incapacità della Regione di gestire l’emergenza” e il governo Musumeci “continua con il gioco dello scaricabarile in una perenne campagna elettorale”, mentre per Lupo “la Sicilia è area arancione perché, pur avendo meno ammalati Covid di altre regioni area gialla, non ha un numero adeguato di posti letto di terapia sub-intensiva e intensiva”. Il capogruppo dem all’Ars poi aggiunge: “Se Musumeci avesse utilizzato il periodo estivo per adeguare le strutture sanitarie la Sicilia sarebbe area gialla”.
Diventerà bellissima difende Musumeci
Ai dem risponde il presidente dei deputati di Diventerà bellissima all’Ars, Alessandro Aricò: “La decisione da parte del governo nazionale di considerare la Sicilia come zona ‘arancione’ è ingiustificata sul versante epidemiologico – dice – e sembra motivata da ragioni politiche. La nostra Regione, infatti, ha attualmente un numero di contagiati e di ricoverati nettamente inferiore rispetto ad altre, ad esempio la Campania e il Lazio, che invece sono stati decretati come zona ‘gialla’. Musumeci? Altro che responsabilità. Semmai, l’unica sua ‘colpa’ è quella di essere all’opposizione dell’attuale governo nazionale. Ma di questo – conclude – siamo orgogliosi”.
Orlando: “I governi di Roma e Palermo chiariscano”
Equidistante e critico sia verso Roma che verso Palermo il sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando, che in veste di presidente dell’Anci Sicilia chiede al governo regionale “di conoscere i dati forniti” e all’Esecutivo Conte “un immediato chiarimento”. Orlando ribadisce poi “la richiesta di adeguati e immediati interventi di ristori”.