Gli indimenticabili sei per tre con le foto ritoccate di Silvio Berlusconi che prometteva agli italiani “meno tasse per tutti” sono entrati, a ragione, nella storia della comunicazione politica di questo Paese. Chi non ricorda la sfilza di versioni taroccate che circolavano per Internet, come quella col premier vestito da giocatore della Roma che annunciava “meno tasse per Totti”? Una fetta significativa del successo mediatico del Grande comunicatore di Arcore è stata rappresentata per anni dall’essere percepito come colui che, per citare un altro fortunato ritornello da campagna elettorale, “non mette le mani nelle tasche degli italiani”.
Già, solo che oggi i palermitani scoprono di essere un po’ meno italiani degli altri. Di fronte alla voragine dell’Amia (capolavoro di mala amministrazione), infatti, la giunta guidata da Diego Cammarata ha deciso di raddoppiare l’addizionale Irpef. Una decisione assunta da tempo, che si è scontrata con il niet della stessa maggioranza che sostiene il sindaco in consiglio comunale. Proprio per bypassare il consiglio che già aveva affondato i tentativi di incrementare il prelievo della Tarsu (cresciuto negli ultimi anni a Palermo in modo esponenziale), Cammarata ha chiesto a Silvio Berlusconi un piccolo privilegio: quello di poter aumentare l’addizionale senza doversi scomodare a passare dall’assise comunale. E il premier, quello degli indimenticati sei per tre, con un’ordinanza ad hoc ha accontentato il primo cittadino palermitano.
L’embrione di tutte le costituzioni moderne fu la Magna Charta, il documento firmato dal re inglese Giovanni Senzaterra – qualcuno ne ricorderà la geniale caricatura leonina nel cartone disneyano Robin Hood – che assicurò ai sudditi pochi diritti fondamentali, il primo dei quali era proprio il divieto per il sovrano di imporre arbitrariamente nuove tasse senza il consenso del Parlamento. Quel documento, caposaldo della civiltà occidentale, fu firmato controvoglia dall’avido sovrano, costretto dai suoi baroni, per evitare il rischio di sommosse popolari.
Ottocento anni dopo, ad altre latitudini, Berlusconi e Cammarata sono riusciti dove il bizzoso fratello di Riccardo Cuor di Leone aveva fallito. E, tornando a scomodare la celebre versione disneyana di Robin Hood, oggi a Palermo pare di sentire la voce stizzosa del principe Giovanni che intima allo sceriffo di Nottingham: “Raddoppia le tasse, triplica le tasse, spremi quei bifolchi fino all’ultima goccia”. Almeno “quei bifolchi” il sovrano non se l’erano scelto.