Spaccio di droga a Giarre, smantellata una piazza di spaccio

“Tigre reale”, smantellata una piazza di spaccio a Giarre – VIDEO

L'arresto di quattro persone per traffico di stupefacenti

CATANIA – Un emporio di cocaina e marijuana aperto e giorno e notte, organizzato con sistemi di sicurezza, porte blindate di protezione, telecamere. La gestione familiare del traffico di droga, con il capofamiglia a fare da guida, i figli da soldati, la madre da coordinatrice.

È quanto scoperto nell’operazione “Tigre reale” dai Carabinieri di Giarre, che coordinati dalla Dda di Catania e supportati dai reparti specializzati hanno arrestato nella mattina di martedì 23 aprile 4 persone con l’accusa di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e per acquisto e detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.

Coinvolte inoltre altre 20 persone, nei confronti delle quali si sono concluse le indagini preliminari e sono stati trovati gravi indizi di colpevolezza e di collaborazione all’associazione a delinquere, ma non sono state emesse misure cautelari personali per assenza di esigenze cautelari.

La piazza di spaccio

Secondo le indagini, l’associazione criminale gestiva una grossa piazza di spaccio di droga a Giarre, nel quartiere Jungo. Al vertice ci sarebbero stati i pluripregiudicati Maurizio Viscuso e Stefano Mario Sciacca, quest’ultimo incaricato anche di essere il cassiere del gruppo criminale.

Come si legge in un comunicato della Procura di Catania, i due avrebbero guidato un vero e proprio emporio della droga, fonte giorno e notte di approvvigionamento di cocaina e marijuana, protetto da misure di sicurezza come l’installazione di telecamere e la fortificazione della piazza con cancelli, grate in ferro e porte blindate.

L’attività criminale era gestita a conduzione familiare: secondo le indagini all’associazione avrebbero partecipato anche i figli di Maurizio Viscuso, Salvatore e Giuseppe, e la moglie Rosa Arcidiacono, la quale si sarebbe occupata di diffondere le direttive del marito agli altri appartenenti al gruppo.

La gestione familiare

Il minore dei due fratelli Viscuso, Giuseppe, si sarebbe occupato secondo le indagini dell’attività di spaccio di droga a Giarre e del recupero crediti relativo ad alcune consegne di stupefacente, mentre il maggiore Salvatore Viscuso, avrebbe avuto la funzione di alter ego del padre Maurizio.

Il fratello più grande avrebbe comunque mantenuto un ruolo operativo nell’ambito dell’organizzazione, in quanto avrebbe provveduto in prima persona al confezionamento e allo spaccio delle singole dosi di cocaina, trattando in prima persona con gli acquirenti, con la prerogativa di poter applicare eventuali sconti.

La fitta rete di vedette sarebbe stata invece gestita direttamente dalla moglie del capo, Rosa Arcidiacono, che avrebbe fornito direttive ben specifiche su come effettuare l’attività di vigilanza e sulle precauzioni da adottare in caso di presenza delle forze dell’ordine.

La donna si sarebbe occupata inoltre, in caso di momentanea assenza del marito e del figlio maggiore, di accogliere i corrieri e di ricevere la droga, provvedendo alla pesatura dello stupefacente, nonché aiutando nel successivo conteggio dei guadagni.

Il legame con i Laudani

L’indagine avrebbe inoltre permesso di accertare il placet di cui avrebbe goduto la famiglia Viscuso da parte del clan Laudani di Piedimonte, nello specifico da parte di Antonio Di Mauro, figlio di Paolo detto “u prufissuri”, responsabile dell’area di Giarre.

Maurizio Viscuso avrebbe avuto con Di Mauro continui rapporti di frequentazione, arrivando a chiedere il suo intervento in occasione del suo ferimento dopo una lite per motivi estranei al mondo della droga, mentre in un’altra occasione sarebbe stato lo stesso Di Mauro a chiedere a Maurizio Viscuso di fare da tramite con un soggetto, noto spacciatore, verosimilmente per l’acquisto di una partita di sostanza stupefacente.

Il pestaggio

Un episodio emblematico del carattere verticistico dell’associazione e dell’impossibilità di mettere in discussione le direttive del promotore, sarebbe stato il brutale pestaggio, avvenuto nell’agosto 2020, ai danni di uno spacciatore al dettaglio che si è rifornito presso l’emporio della droga dei Viscuso.

Lo spacciatore ha poi messo in discussione la qualità e la modalità di taglio dello stupefacente, pretendendo di partecipare alla preparazione della cocaina da vendere, al fine di accertarsi di non essere raggirato.

Lo spaccio di droga a Giarre

Nel corso delle attività d’indagine, quali riscontri, i Carabinieri hanno arrestato 10 pusher per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, hanno sequestrato oltre un chilo di marijuana e 350 grammi di cocaina e la somma in contanti di mille euro quale provento dell’attività di spaccio.

In un caso, uno degli arrestati deteneva in casa 55 grammi di marijuana, mentre in un’altra circostanza, il soggetto monitorato dai Carabinieri è stato visto prendere qualcosa da un muretto a secco, nella via Ungaretti di Giarre, e sottoposto a perquisizione, è stato trovato in possesso di un involucro di 13 grammi di cocaina.

In una terza occasione, un pusher accortosi di essere seguito dai Carabinieri, ha provato a liberarsi di due involucri, contenenti rispettivamente 55 e 56 grammi di cocaina, gettandoli a terra, ma è stato tempestivamente fermato dai Carabinieri ed arrestato.

Le misure cautelari

Le persone che hanno ricevuto un avviso di custodia in carcere sono:

– Maurizio Viscuso, nato a Giarre il 31/01/1968, organizzatore e promotore dell’associazione;
– Stefano Mario Sciacca, nato a Giarre il 30/01/1998, organizzatore e promotore;
– Giuseppe Viscuso, nato a Giarre il 01/03/1994, partecipe;
– Salvatore Viscuso, nato a Giarre il 31/07/1989, partecipe.


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