Un siciliano fra Berlusconi e Putin | Ciancimino: "E' Antonio Fallico" - Live Sicilia

Un siciliano fra Berlusconi e Putin | Ciancimino: “E’ Antonio Fallico”

Wikileaks
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Racconta come Berlusconi e i suoi amici gli avrebbero ‘scippato’ l’affare del gas dalle mani. Il giornalista che lo intervista, Marco Lillo, per “Il Fatto”, lo dice subito: “Ciancimino, non esageri: dopo la trattativa Stato mafia, ora ci vuole spiegare pure la trattativa Putin-Berlusconi sul gas, non le sembra un po’ troppo? Ma il figlio dell’ex sindaco di Palermo spiega: ” Io sono stato prima un protagonista e poi una vittima di quella trattativa. Wikileaks riporta la nota degli americani in cui si parla del mediatore italiano che parla russo? Tutti si chiedono chi sia. Bene, io “il mediatore” lo conosco bene, si chiama Antonio Fallico (nella foto), e chi me lo ha presentato lo definiva ‘la chiave per Gazprom ‘”.

Massimo Ciancimino è stato a lungo un manager del settore dell’energia, grazie alle imprese di famiglia ha accumulato una fortuna investendo sul gas e, poco prima di essere indagato dalla procura di Palermo, trattava con la Gazprom, il colosso russo dell’energia. Il “mediatore”, come spiega Ciancimino, è dunque “un siciliano che è stato nominato presidente di Zao Bank, la filiale di Banca Intesa a Mosca. Io l’ho conosciuto prima del mio arresto quando per primo avevo capito le potenzialità del buisiness dell’energia e trattavo con Gazprom per importare il gas dalla Russia. Ero a un passo dalla conclusione, poi mi hanno indagato e l’affare se lo sono preso gli amici di Berlusconi. Se il contratto fosse andato in porto nella sua interezza, avremmo guadagnato 180 milioni di euro di utili all’anno. Tanti soldi che permettono di far guadagnare tante persone, sia in Italia che in Russia”.

L’affare “prevedeva la possibilità – continua Ciancimino – per noi di importare dalla Russia in Europa 6 miliardi di metri cubi all’anno attraverso la Slovacchia e la Slovenia. Il nostro guadagno sarebbe stato di 30 dollari ogni mille metri cubi”. Il ‘ritorno’ “prevedeva che noi pagassimo per ogni mille metri importati una somma di dieci dollari, sui trenta incassati, alla Fondazione” indicata dall’uomo della Gazpom.


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