"Mezzi vecchi, trasporti a rischio": l'accusa di chi lavora all'Ast

“Mezzi vecchi, trasporti a rischio”: l’accusa di chi lavora all’Ast VIDEO

Bus obsoleti con 20 anni di chilometri all'attivo, la drammatica condizione della flotta dell'azienda
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L’annunciato azzeramento del Consiglio di amministrazione di Ast riguarda il destino di presidenti e dirigenti ma soprattutto quello dei lavoratori. Impantanata nelle questioni contabili, dopo la bufera giudiziaria che ha travolto il precedente management, l’azienda non ha ancora il bilancio in regola.

Sia il presidente del Cda Santo Castiglione che l’avvocato Tania Pontrelli hanno ribadito che il ritardo è stato imposto dalla cautela necessaria con la quale affrontare lo stato finanziario dell’azienda. Ed entrambi non hanno nascosto le loro preoccupazioni sul futuro tanto dei lavoratori assunti quanto degli interinali il cui apporto è considerato imprescindibile.

Mentre si rincorrono i timori di una privatizzazione, chi lavora in Ast rilancia l’allarme soprattutto sullo stato di salute dei mezzi con i quali è costretto a girare ogni giorno da anni: “Vecchi e pericolosi. Ma soprattutto pochi. Gli autobus che abbiamo a disposizione non sono sufficienti a garantire un servizio di trasporto pubblico efficiente”.

Si sfoga così a LiveSicilia Giuseppe Bruno, dipendente dell’Ast da 23 anni, che tiene a precisare: “Mancano gli autobus ma anche i soldi e le figure professionali. Ognuno di noi fa quel che può. Io, ad esempio, faccio l’addetto all’esercizio, ma mi occupo anche dell’officina, faccio un po’ di tutto perché purtroppo non ci sono persone nelle strutture”.

Il presidente del Cda Santo Castiglione e il direttore generale Mario Parlavecchio ci hanno dato la forza e la volontà di andare avanti con sacrificio – dice Bruno -. La gente ci critica ma non sa cosa succede all’interno. È bello parlare da fuori, senza considerare che noi la mattina ci alziamo per andare a lavorare, tutti quanti. Siamo padri di famiglia e l’azienda ci ha dato sempre da mangiare, a noi e ai nostri figli. Vorremmo quindi capire cosa la Regione vuole fare con quest’azienda per il nostro futuro. Così stiamo morendo piano piano”.

Secondo Bruno “la Regione non ci sta aiutando completamente. Dovrebbe comprare innanzitutto mezzi nuovi, veloci e competitivi, invece lavoriamo con autobus del 2006, del 2008, che hanno quindi 16 anche 17 anni di vita”.

Inevitabile il confronto con le altre aziende pubbliche: “Vediamo le altre aziende che mettono in campo macchine nuove, elettriche. Noi siamo ancora con mezzi obsoleti e mal ridotti. Abbiamo un autoparco di circa 800 vetture, il presidente e il direttore generale hanno comprato 24 autobus nuovi. Ma non sono comunque abbastanza”.

“È facile dire l’azienda non funziona, però se non ci danno i mezzi per funzionare come possiamo fare?”, ragiona Bruno. “Noi abbiamo voglia di lavorare però non abbiamo le macchine adeguate, nessuno ci sta aiutando in questo momento critico”.

Le difficoltà non mancano, insomma. “Il problema più grande per chi lavora all’interno dell’Ast è stare a contatto col pubblico perché, lasciandolo a piedi, giustamente, ci aggredisce. E ha ragione. Arrivano migliaia di denunce ogni mattina di persone che perdono il posto di lavoro, che non possono andare a lavorare, che richiedono il rimborso degli abbonamenti dei biglietti, che ci inveiscono contro. Non ce l’hanno con noi, ma con l’ azienda che rappresentiamo. La gente giustamente si sfoga in quel modo”. Li giustifica così Bruno.

“Qualche giorno fa, ad esempio, abbiamo lasciato i turisti a piedi, oltre 100 persone, per andare sull’Etna perché avevamo un solo autobus, che può contenere fino a 55 persone, e che è rimasto alle 6 del mattino in panne. Siamo andati sul posto con i meccanici. Ma alla fine se un autobus ha vent’anni di vita, cosa pretendiamo? Purtroppo la Regione ci fornisce una linea sola per fare Catania – Etna con un biglietto da 6,20 euro, i turisti ci massacrano. Non possiamo aumentare il costo dei biglietti, non possiamo fare più corse: il turismo così lo perdiamo. Che figura facciamo, non solo noi ma anche la Regione, offrendo un servizio di trasporto pubblico con autobus vecchi di vent’anni?”.


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