"Covid, 90 per cento di morti": il calvario delle rianimazioni

“Covid, 90 per cento di morti”: il calvario delle rianimazioni

Le terapie intensive e i pazienti intubati, ecco qual è la tendenza, anche in Sicilia.

PALERMO- Oggi, in tutta Itala, ci sono stati 477 morti di Covid. Trentasette in Sicilia. Una continua e in parte silenziosa strage quotidiana. Silenziosa perché, in quel miscuglio strano e mai sperimentato fin qui che raccoglie le sensazioni orrende di una pandemia, il rintocco funebre di ogni giorno finisce col diventare un suono che si percepisce come attutito. E’ anche un riflesso psicologico di autodifesa: non pensare al peggio per coltivare l’illusione che sia lontano. In tutto il territorio nazionale, fin qui, ci sono state quasi novantamila vittime. Come una città cancellata.

La mortalità nelle terapie intensive

“C’è un dato da tenere presente in Italia e in Sicilia ed è la elevata mortalità dei pazienti Covid19 in molte rianimazioni che arrivano a registrare anche il novanta per cento di deceduti – dice il professore Antonello Giarratano, componente del Comitato Tecnico Scientifico regionale –. Ma cosa succede – aggiunge subito dopo – va spiegato bene. Nelle terapie intensive normalmente la mortalità, anche di casi gravi, oscilla tra il 25 e il 35 per cento. Per comprendere se una terapia intensiva è efficiente si raccolgono i dati alla ammissione e si elaborano degli indici predittivi di mortalità, espressione della gravità dei pazienti. Con il Covid osserviamo una situazione che può sembrare paradossale ma che ha una sua spiegazione. Se in quella struttura ospedaliera c’è soltanto la terapia intensiva che accoglie sia i pazienti che hanno bisogno di una ventilazione non invasiva, cioè meno gravi, che invasiva, cioè più gravi, la mortalità di quella terapia intensiva sarà più bassa perché effetto di una miscela di casi di gravità diversa”.

I pazienti intubati

“Molte terapie intensive in questa seconda ondata ricevono solo pazienti intubati dopo settimane di trattamento non invasivo – continua il professore – . Questo, se è un bene sotto il profilo delle attuali conoscenze, determina l’arrivo di pazienti con indici di mortalità predetta anche del 95 per cento. Si capisce, al di là della importanza indiscutibile per la perdita di vite umane, quanto sia usurante per i colleghi e gli operatori sanitari lavorare con queste aspettative di successo e come il dato, che stiamo analizzando, potrebbe portare osservatori non competenti a conclusioni sbagliate. La efficacia delle subintensive e la loro presenza in mani competenti ed esperte è fondamentale anche per decidere il momento giusto in cui spostare sul versante intensivo il paziente per cercare di strappare alcuni importanti punti percentuali di vite umane alla morte”.

L’importanza del tracciamento

“Ecco perché – conclude il professore Giarratano – noi clinici ci spendiamo molto perché tracciamento e diagnostica sul territorio funzionino. Ecco perché tanti colleghi anestetisti rianimatori sono in burnout: sopportano un carico tremendo e difficilmente ciò potrà ancora durare a lungo. D’altra parte, sette persone su dieci muoiono per il Covid nei reparti, al di fuori delle terapie intensive e anche questo dato deve farci riflettere”.

Anche oggi tante vittime in Sicilia

Il bollettino di oggi ci dice che sono 944 i nuovi positivi al Covid19 in Sicilia, su 25.461 tamponi processati con una incidenza di positivi pari al 3,7%. La regione resta al settimo posto per contagio in Italia insieme al Piemonte e dopo Lombardia, Emilia Romagna, Campania, Lazio, Puglia e Veneto. Le vittime siciliane, come scritto, sono state 37 nelle ultime 24 ore e portano il totale a 3.408. Ogni vita umana che si spegne è un evento irreparabile. I numeri sono tragici.


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