Da Roma a Catania: una fuga in cerca delle proprie radici VIDEO

Da Roma a Catania: una fuga in cerca delle proprie radici VIDEO

Mirko Leuzzi è un pittore unico nel suo genere. Con una storia ed una visione dell'arte tutta da raccontare.
LA DOMENICA DI LIVESICILIA
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4 min di lettura

CATANIA – E’ stato un incontro che ha lasciato il segno. Una narrazione che scorre nel racconto delle righe e di un video che meritavano di essere portate alla ribalta.
Il nostro incontro con un artista dalla grande personalità: Mirko Leuzzi.

Sei nato a Roma il 18 marzo del 1992. Chi o cosa ti ha portato a Catania?

Mi trovo qui a Catania per due motivi: Il primo motivo è che ho sempre sentito un richiamo, visto che ho i nonni siciliani, ma soprattutto catanesi, e quindi vivendo sempre con loro ho trascorso poi gli anni più importanti a casa loro e sono sempre stato circondato dalla sicilianità, come si dice in Sicilia, e quindi una certa dose attrattiva l’ho sempre sentita.

L’altro motivo più vero e più forte, che proprio mi ha fatto venire qui adesso è stato, diciamo, una fuga d’amore, nel senso che sono scappato un pò da Roma e mi sono rifugiato qui. Una fuga che poteva durare qualche giorno, ma poi eccomi qua che sto da quasi un mese qui, perché mi sento a casa, quando vado in giro per strada per i quartieri mi sento come se fossero sempre stati miei.

Ho conosciuto già delle persone squisite, ho uno spazio che mi hanno messo a disposizione, il White Garage, dove dipingo. Quindi avere uno studio ti dà le comodità di poter lavorare e quindi ti senti a casa, quello che faresti a Roma lo fai qui, con in più le influenze della Sicilia, che io non ricerco troppo, ma che poi in modo inconscio credo che in qualche modo tiro fuori nei quadri, visto che li faccio in maniera molto istintiva. […]

Qual è stata la prima impressione che hai avuto a pelle della città del Liotro?

La prima impressione che ho avuto camminando appunto per queste strade, come dicevo prima, è che mi sono sentito di camminare a Roma. La Roma che mi ha sedotto però, la Roma sporca, la Roma popolare, la Roma con le prostitute, la Roma con l’immondizia a terra, con la puzza di pesce del mercato, la Roma che io amo e che mi sta abbandonando.
Quindi un pò la mia attrazione per il passato, il fascino che provo per le città vive. 
Io per vivo non intendo che c’è tanta gente, intendo che ci sono i problemi, ci sono le persone che quando lii guardi negli occhi, anche se fanno il macellaio, gli brillano gli occhi, hanno vita da raccontare, contesti veri. E qui ho trovato un pò la Roma che io cerco e che sparisce sempre di più. […]

La saggista e curatrice indipendente Adriana Polveroni ha detto di te che sei al tempo stesso autodidatta e consapevole, insicuro e deciso, forte, ma con la consapevolezza di essere fragile. Ti rispecchi in queste parole?

Ho questo dualismo che mi tormenta, come scrive anche Adriana Polveroni, la curatrice che cura attualmente la mia mostra, la mia personale a Roma, e lei parla di un mio dualismo in quanto sono forte, ma poi debole, sono ignorante ma poi consapevole. 
Si, io vivo entrambe queste cose, io credo che mi sento una persona molto fragile, molto, però credo anche che il lavoro, il piacere e gli applausi, in senso metaforico, delle persone che si trovano davanti ai miei quadri, mi rendano forte.
Io devo lavorare su questo perché il giorno che queste cose non piaceranno, rischio di non farle più, e questo potrebbe essere un problema.
Quindi è nato tutto grazie agli altri e credo che continuerà grazie agli altri. 
Io non faccio un’arte per me stesso, la faccio per un pubblico, come uno spettacolo teatrale va in scena perché prevede una platea.
Io non starei qua a uccidermi su questi quadri, se non fosse per il pubblico. 
Se fossi solo su un’isola deserta, non li farei. […]

Le “tue donne” si distinguono tutte per degli occhi bianchi e mai colorati e tutte sembrano voler raccontare una storia che in verità forse non confesseranno mai a nessuno. Tu che ne conosci i segreti, che rapporto hai con loro? Cosa ci puoi raccontare?

[…] Io amo le donne, gira tutto intorno alle donne. Sono un’appassionata di donne, non solo a livello sessuale, ma in tutto, lavoro spesso solo con donne. Sono innamorato anche delle donne che io ho dentro. Ho una parte femminile molto spiccata e che che che poi forse mi dà quella sensibilità e quella tenerezza e fragilità, ed io rappresento delle donne, figurano delle donne nei miei quadri, ma io nei loro occhi vedo la mia di anima, che a volte si mescola con delle modelle con cui empatizzo.
Devo dire però io ci vedo molto la mia fragilità, la mia paura del dolore nelle donne che dipingo, quindi è un lavoro, forse in un certo senso egocentrico.


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