Lo Stato prende possesso (finalmente) dell'agrumeto confiscato - Live Sicilia

Lo Stato prende possesso (finalmente) dell’agrumeto confiscato

Oggi il sopralluogo ufficiale nel casolare di Palagonia. Trovate casse piene di olive.

PALAGONIA – “Finalmente oggi siamo riusciti ad entrare all’interno dei beni confiscati di Contrada Alcovia a Palagonia, per il sopralluogo ufficiale. Un piccolo risultato ma dal grande significato”. Questo il commento da parte di Nicola Grassi dell’Asaec Associazione antiestorsione di Catania al termine del sopralluogo avvenuto insieme al coadiutore dell’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, Angelo Bonomo. Un risultato raggiunto dopo la conferenza stampa – denuncia convocata da I Siciliani Giovani, Arci Sicilia, ASAEC, AIAB Sicilia, con la presenza della Commissione Antimafia Regionale, con il presidente Claudio Fava e il deputato Ars Nicola D’Agostino.

Gli attivisti degli enti del terzo settore hanno potuto – finalmente – poter visionare uno degli immobili e terreni inseriti nel bando dell’Agenzia. L’agrumeto è stato confiscato a seguito del processo Iblis all’ex consigliere provinciale Udc Nino Sangiorgi. Da una visura catastale il casolare e gli ettari sono intestati alla sorella e al cognato dell’ex politico, condannato definitivamente nel 2016.

Già dai cancelli chiusi si era visto come il casale e il terreno intorno fossero perfettamente curati e in buone condizioni. Insomma un luogo vissuto fino a pochissimo tempo fa. E questo nonostante è nelle mani dello Stato da anni. Sono state trovati anche cassette piene di olive, mentre il casale è perfettamente arredato e con l’energia elettrica ancora attiva. I tecnici dell’Enel, infatti, hanno disattivato il servizio.

“Tutto questo è stato possibile – commenta ancora Grassi – a seguito del lavoro di inchiesta sui beni confiscati alla mafia iniziato da I Siciliani ed Arci Sicilia, insieme ad ASAEC Associazione Antiestorsione Di Catania, AIAB Sicilia ed al contributo e sostegno della Commissione Regionale Antimafia e del suo Presidente Claudio Fava. Ma anche – aggiunge – delle coraggiose inchieste giornalistiche cha hanno portato alla luce un inquietante ritardo durato ben dieci anni, che auspichiamo sarà la magistratura a chiarire”.

“Insomma, un bel lavoro di squadra, cui bisognerà far tesoro. Sono tanti altri i beni confiscati oggetto del bando e non solo, che si trovano nelle stesse, se non peggiori, condizioni”, ricorda il presidente Asaec.

“Tante le domande cui sarà necessario dare risposta, ma una fra tutte: perché – si chiede – i beni confiscati che vengono sottratti alla mafia continuano a giacere immobili, versando in uno stato di abbandono e degrado, facile preda di occupazioni abusive e, spesso, proprio da parte di coloro cui sarebbero stati sottratti?”.

Il sistema della gestione dei beni confiscati fa acqua da tutte le parti. “Paure, inefficienze, negligenze, incompetenze, distrazioni, si confondono manifestandosi una responsabilità diffusa che rende vano lo spirito della Legge La Torre. Ed in tutto questo la “mafia” ringrazia.
Ma noi non ci fermeremo!”, chiosa Grassi. di Catania

Ps. il casale si è trovato in buono stato di conservazione, arredato e con l’energia elettrica attivata! (che è stata, in sede di sopralluogo, prontamente disattivata dai tecnici di Enel)

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