Palermo, Maria Concetta Riina si è costituita ai carabinieri

Palermo, Maria Concetta Riina si è costituita ai carabinieri VIDEO

Accusata di estorsione aggravata (video di Riccardo Lo Verso)
ANDRà IN CARCERE
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PALERMO – Si è consegnata alla stazione dei carabinieri di Villagrazia, a Palermo, Maria Concetta Riina, la figlia del boss di Cosa nostra Totò, accusata di estorsione aggravata nell’ambito di una indagine della Dda di Firenze. Ieri sera la Corte di Cassazione aveva rigettato il ricorso, presentato dal suo legale, contro la decisione del tribunale del Riesame di disporre il carcere per la Riina.

La misura cautelare, chiesta dai pm e inizialmente negata dal gip, era dunque diventata esecutiva. L’inchiesta riguarda richieste di denaro, seguite da minacce di ritorsioni, avanzata dalla donna e dal marito, che è già detenuto per una truffa, a due imprenditori toscani.

Dopo essersi consegnata, la figlia del ‘capo dei capi’ è stata trasferita alla caserma Carini, sede del Comando provinciale dei carabinieri. Da qui è stata condotta al carcere Pagliarelli di Palermo.

Dalla Puglia a Malta

Maria Concetta Riina e Tony Ciavarello si erano trasferiti dalla Puglia a Malta, dove il marito è stato arrestato lo scorso febbraio. Nel carcere di Rieti fece uno sciopero della fame per denunciare le lunghe attese per il rinnovo della carta di identità. Nel suo passato ci sono anche delle truffe e delle frodi.

Ciavarello aveva costituito, infatti, una società con sede virtuale a Londra che si occupava di varie attività, soprattutto in rete, tra cui la vendita di vini con il marchio Riina, una lotteria on line, l’assistenza a coppie interessate a “divorzi lampo” in soli 40 giorni. Questo servizio veniva offerto con un pacchetto “all inclusive” di appena 7.500 euro.

Maria Concetta Riina e Tony Ciavarello

Assieme alla moglie Maria Concetta Riina gli viene contestata un’estorsione con l’aggravante mafiosa ai danni di due imprenditori toscani. I pm fiorentini, guidati dal procuratore Filippo Spiezia, e i carabinieri del Ros avrebbero ricostruito quelle che vengono definite “pressanti, ossessive, minacciose richieste di denaro ai due imprenditori”. Le minacce, proseguono gli investigatori, “hanno sortito l’effetto voluto tanto da costringere uno dei due imprenditori a consegnare all’indagata anche una somma di denaro”.

“Noi siamo sempre gli stessi di un tempo”

“Noi siamo sempre gli stessi di un tempo, le persone non cambiano”, avrebbe detto la donna, oggi 51enne, a un industriale di Siena a cui sarebbe riuscita a portare via una cesta di generi alimentari di 45 chili, del valore di 350 euro, e 1.000 euro in contanti.


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