"Rapita e ridotta in schiavitù" | L'incubo di una ragazza Rom - Live Sicilia

“Rapita e ridotta in schiavitù” | L’incubo di una ragazza Rom

Rapita in Calabria, costretta a sposarsi, picchiata e obbligata a chiedere l'elemosina. Sei nomadi del campo Rom della Favorita rischiano una pesante condanna.

IL DRAMMATICO RACCONTO
di
2 min di lettura

PALERMO – Questa è la storia di Emine, 25 anni. La storia di una ragazza rapita e ridotta in schiavitù. Nel 2003, quando di anni ne aveva 15, la strapparono alla sua sua famiglia che viveva in Calabria. Obbligata a sposare l’autore del rapimento si ritrovò nel campo Rom di Palermo. Soggiogata, picchiata e chiusa in uno stanzino da cui poteva uscire solo per andare in giro a chiedere l’elemosina.

L’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Vania Contrafatto, parte dalla denuncia del padre. “Hanno rapito mia figlia”, racconta l’uomo. La sua richiesta di aiuto viene trasmessa dal Kosovo in Italia attraverso il consolato di Pristina. Le ricerche si concentrano sulla Calabria. Le intercettazioni, però, svelano che la ragazza si trova nel campo nomadi di Palermo. Una drammatica conversazione fra Emine e la suocera confermerebbe la riduzione in schiavitù: “… pulite bene e quando verrò a casa, voi intanto andate a lavorare e quando arriverò da voi voglio trovare tanti soldi e tutto pulito, se non ci saranno questi vi taglierò la testa”.

Quando Emine viene liberata, nel 2005, e torna in Calabria non è più se stessa. Le hanno tagliato i capelli. Non sono più neri, ma biondi. Il suo cuore è ferito. È disorientata, trasandata e deperita. Trova, però, la forza di racconta ai carabinieri la sua vita da incubo. Disobbedire agli ordini della sua nuova famiglia significava subire violenze. Sul suo corpo ci sono i segni delle bruciature di sigarette e degli tagli alle braccia. “Mi hanno preso alle spalle mentre camminavo per strada, mi hanno caricata su un furgone – racconta -. Ero bendata e con la bocca tappata. Mi ritrovai in un città che ho scoperto si chiamava Palermo. Fui costretta a sposare l’uomo che mi aveva rapita”.

Per sei nomadi che vivono a Palermo è arrivata ora una richiesta di condanna a sei anni ciascuno. Le accuse sono sequestro di persona e riduzione in schiavitù.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI