Sabella: "Provenzano ci minacciò | Diversi gli abusi sul 41 bis" - Live Sicilia

Sabella: “Provenzano ci minacciò | Diversi gli abusi sul 41 bis”

Il magistrato: "Troppo difficile la revoca anche quando non ci sono più i presupposti".

La morte del boss corleonese
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ROMA – “Sul 41-bis c’è stato un abuso in due sensi negli ultimi anni: troppi detenuti al carcere duro, molti di più rispetto al periodo delle stragi, e troppo difficile la revoca anche quando non ci sono più i presupposti, probabilmente come nel caso di Bernardo Provenzano”. E’ quanto afferma al Fatto quotidiano Marzia Sabella, oggi consulente della commissione parlamentare Antimafia, pm nel pool investigativo che è arrivato all’arresto di Provenzano. “Sia chiaro inoltre – aggiunge Sabella – che il 41-bis non funziona come dovrebbe, non tutte le carceri sono idonee a rendere effettivo il regime speciale”. Intervistata anche dalla Stampa, Sabella ricorda come Provenzano “dopo l’arresto ci minacciò”. “Un lavoro si porta avanti comunque – osserva Sabella analizzando la cattura del boss -, anche quando il traguardo non è la cattura di un noto latitante che porta il tuo nome sui giornali. Semmai il confronto va fatto tra l’impegno dello Stato, anche in termini di costi, e la cattura. Ed è certo che, in tal caso, ne è valsa la pena nonostante Provenzano, quell’11 aprile, ci avesse detto che non sapevamo quello che stavamo facendo, forse alludendo a conseguenze negative per il Paese dalla prossima riorganizzazione di Cosa nostra”. Sabella si dice quindi d’accordo con quanto detto dall’ex procuratore Piero Grasso secondo cui Provenzano porta con sé tanti misteri: “Certo che sono d’accordo. Sono d’accordo anche con il “tanti” perché, appunto, sono molteplici, ma non sono tutti quelli che ci servirebbero e che oltrepassano la storia di Provenzano. Non saprei scegliere tra i misteri che avrei voluto conoscere. Se ce li avesse elencati uno per uno oggi saremmo a buon punto”.


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