"Volevano il monopolio sui funerali": blitz, 9 indagati NOMI - Live Sicilia

“Volevano il monopolio sui funerali”: blitz, 9 indagati NOMI

L'inchiesta Requiem, condotta dai carabinieri, ha svelato un inquietante sistema criminale.

CALTAGIRONE – Pur di accaparrarsi il funerale e, quindi sabotare la concorrenza, sarebbero stati capaci di tutto. Addirittura anche di rubare dall’obitorio il talloncino identificativo dal corpicino senza vita di un feto.

Un’inchiesta, non a caso denominata Requiem, dai lati oscuri e inquietanti quella scattata all’alba nel calatino. I carabinieri del comando provinciale di Catania hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Caltagirone nei confronti di 9 persone, di cui quattro in carcere, una ai domiciliari e altri quattro obblighi di dimora. (IN FOTO)

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La conferenza stampa

I vertici dei carabinieri sono in conferenza stampa a piazza Giovanni Verga. Rino Coppola, comandante dei Carabinieri di Catania: “Si tratta una situazione che è emersa a seguito di un’indagine che si è avvalsa non solo di testimonianze ma anche attività tecnica, videosorveglianza e intercettazioni”.

foto Laura Distefano

Il capo della Procura di Caltagirone, Giuseppe Verzera: “I carabinieri sono riusciti a immortalare gli atti di violenza perpetrati nei confronti delle salme. Le prove, secondo il mio parere, sono schiaccianti, tanto che la nostra richiesta di misura è stata condivisa dal gip”. Il sostituto procuratore Alessandro Di Fede, titolare dell’inchiesta: “E’ emerso un quadro di violenza e sopraffazione”. “Abbiamo documentato anche una violenta aggressione nei confronti di un capo sala”, spiega il capitano Sergio Vaira, comandante dei Carabinieri di Caltagirone mentre illustra i dettagli dell’inchiesta partita nel marzo del 2019.

Purtroppo, il gruppo criminale avrebbe avuto il supporto operativo di alcuni operatori in servizio all’ospedale di Caltagirone che di volta in volta segnalavano i casi di decesso. In particolare sono stati coinvolti Giuseppe Milazzo, dipendente dell’Asp di Catania con servizio di portinariato, Vito Pappalardo, ausiliario del Pronto Soccorso, e i due operatori del 118 Massimo Gulizia e Raffaele Sciacca. Una delle Onlus che avrebbe beneficiato del sistema criminale è quella riferibile ad Alfredo Renda, che sarebbe stato coadiuvato da Paolo Agnello e da Massimiliano Indigeno, con il ruolo di cassiere.

Tutti i nomi

Sono finiti in carcere Paolo Agnello, Massimiliano Indigeno, Alfredo Renda, Davide Annaloro. Ai domiciliari Alberto Agnello. Obbligo di dimora con obbligo di presentazione Pg: Giuseppe Milazzo, Massimo Gulizia. Obbligo di dimora: Raffaele Sciacca, Vito Pappalardo.

Le accuse agli indagati

Gli indagati sono accusati (a vario titolo) di “associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di illecita concorrenza con minaccia o violenza, violazioni di sepolcro, furti aggravati, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, minaccia, interruzione di un ufficio o servizio pubblico, nonché di minaccia a pubblico ufficiale ed istigazione alla corruzione“.

Sabotaggi all’obitorio del Gravina

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Caltagirone, hanno svelato “l’esistenza di un gruppo criminale, riconducibile ad un’impresa attiva nel settore delle onoranze funebri nel calatino, dedito alla commissione di continue azioni di “sabotaggio” all’interno delle camere mortuarie dell’Ospedale “Gravina e Santo Pietro” di Caltagirone nei confronti delle imprese concorrenti, al fine di accaparrarsi l’esecuzione dei vari servizi funebri”, argomentano gli inquirenti.

Criminali senza scrupoli

Non avrebbero avuto alcuno scrupolo. Addirittura sarebbero stati create delle vere e proprie ronde notturne in ospedale. Lo scopo del ‘vigilantes’ – di turno – era quello di monitorare l’ingresso all’interno della sala mortuaria e fare di tutto per potersi “accaparrare” il funerale. I carabinieri hanno così scoperto che i sodali dell’organizzazione criminale si sarebbero più volte introdotti abusivamente all’interno delle sale mortuarie distruggendo e danneggiando gli arredi delle ditte funerarie concorrenti come biglietti pubblicitari, necrologi, ornamenti e crocifissi. E, come detto, anche strappando dalle salme i talloncini identificativi in modo da rintracciare i familiari “del caro estinto” e così riuscire a contattarli prima di qualsiasi altra impresa concorrente.

Non solo funerali

Per eliminare la concorrenza, il gruppo criminale avrebbe usato anche minacce e violenze. I carabinieri, inoltre, hanno scoperto che l’organizzazione – che operavano attraverso onlus riconducibili agli indagati – avrebbero avuto come target dell’attività illecita non solo i funerali ma anche il “trasporto di degenti non deambulanti” con le ambulanze private.

Al Gravina di Caltagirone, dunque, si depredavano salme nelle camere mortuarie e si sabotavano le attività delle ditte concorrenti con continui danneggiamenti.

Personale sanitario ostaggio dei criminali

A subire le conseguenze di “questa occupazione” dell’ospedale è stato anche il personale sanitario, diventato ostaggio degli obiettivi criminali degli indagati. Questi non avrebbero esitato anche a usare violenza contro gli operatori sanitari che all’inizio della pandemia Covid avrebbero anche provato ad allontanarli dal Pronto Soccoro per “imporre il rispetto del distanziamento”. Il risultato è stato minacce di morte e aggressione.


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