I boss di Trapani e la tenuta dei Salvo, assolto l'agronomo Leone

I boss di Trapani e la tenuta dei Salvo, assolto l’agronomo Leone

La Cassazione rigetta il ricorso dell'accusa
IL PROVVEDIMENTO
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PALERMO – L’assoluzione è definitiva e arriva a sette anni dall’arresto di Melchiorre Leone. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della Procura generale che chiedeva la condanna dell’agronomo di Vita, in provincia di Trapani.

I fatti

Era il 2018 quando Leone fu arrestato assieme a Vito Nicastri nel blitz “Pionica”, dal nome della contrada di Santa Ninfa dove c’è il terreno al centro del processo.

A Nicastri, soprannominato “il re dell’eolico” per i suoi interessi nel settore delle energie pulite, è stato confiscato un patrimonio sterminato. La sua scalata imprenditoriale sarebbe stata spinta da Cosa Nostra.

I suoi soldi sarebbero serviti anche a Matteo Messina Denaro. Sempre assolto dall’accusa di mafia, Nicastri alcuni anni fa ha patteggiato una pena per corruzione: avrebbe pagato un funzionario regionale affinché spingesse le pratiche delle sue aziende.

“Il fatto non sussiste”

Nicastri e Leone furono assolti nel 2023 dalla Corte di appello di Palermo con la formula “perché il fatto non sussiste” dopo che il processo era stato annullato con rinvio dalla Cassazione. In primo grado erano stati condannati a pene pesanti.

Nicastri era imputato per concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni, Leone per concorso esterno e violenza privata (le iniziali imputazioni erano più gravi: associazione mafiosa ed estorsione).

Nicastri, deceduto lo scorso luglio, avrebbe messo le sue aziende a disposizione per gli affari sporchi dei boss trapanesi. Questi ultimi erano già riusciti ad aggiudicarsi all’asta una tenuta di Giuseppa Salvo ed avevano messo gli occhi sulle proprietà del marito, Antonio Maria Salvo, nipote di Ignazio, l’esattore mafioso di Salemi.

Una delle proprietà di maggior valore era una tenuta di sessanta ettari in contrada Pionica coltivata a vigneto. Nel maggio 2012 è stata comprata dai Nicastri all’asta per 138 mila euro. Pochi mesi dopo raggiunsero un accordo per rivendere i terreni, ad un prezzo molto più alto.

Le accuse all’agronomo Leone

Sui terreni pendeva, però, una richiesta di autorizzazione all’espianto dei vigneti presentata da Giuseppa Salvo alla Regione. La donna voleva vendere i successivi diritti di reimpianto (circa 10 mila euro ad ettaro), per ripianare parte dei debiti. Se il progetto della donna fosse andato in porto sui terreni non sarebbe stato più possibile richiedere i finanziamenti comunitari previsti per la ristrutturazione delle superfici a vigneto.

Secondo l’accusa, che non ha retto, Cosa Nostra si sarebbe attivata per costringerla a ritirare la richiesta di espianto. In particolare, si sarebbe attivato Michele Gucciardi, al vertice della famiglia mafiosa di Salemi, con la complicità dell’agronomo Leone.

L’avvocato di Leone, Giovanni Rizzuti, ha sempre smentito tale ricostruzione. L’imputato nel corso di dichiarazioni spontanee e sottoponendosi all’esame ha spiegato che si era limitato a fare una stima della tenuta. Il suo era stato un intervento esclusivamente professionale. Ora l’assoluzione definitiva.


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