Il boss Graviano e la Trattativa| Se la giustizia diventa una gogna - Live Sicilia

Il boss Graviano e la Trattativa| Se la giustizia diventa una gogna

I dialoghi del capomafia entrano nel processo e i tempi si dilatano.

PALERMO – “Per iniziare il lavoro servono sessanta giorni”, dice il perito incaricato di trascrivere le intercettazioni in carcere di Giuseppe Graviano. Fino al 7 settembre ci sarà da lavorare. Poi, si vedrà se e quanto i tempi si dilateranno. Le cronache giudiziarie sono zeppe di richieste di proroga da parte dei consulenti tecnici.

Quando l’istruttoria dibattimentale del processo sulla trattativa Stato-mafia era prossima alla conclusione ecco irrompere la novità investigativa: per un anno e mezzo, fino allo scorso marzo, il capomafia di Brancaccio è stato spiato mentre parlava con il camorrista Umberto Adinolfi.

Del contenuto delle conversazioni si è scritto tanto. Graviano, il quale parla a ruota libera di ogni argomento che gli passi per la mente, ad un certo punto ha sostenuto che le stragi di mafia furono “una bella cosa” voluta da Silvio Berlusconi per sbarazzarsi dei vecchi politici prima di scendere in politica.

La Corte d’assise presieduta da Alfredo Montalto ha ammesso l’acquisizione delle intercettazioni perché “utili ai fini della prova dei fatti oggetto del processo”. Solo a sentenza emessa, e motivata, si capirà se saranno servite a smentire l’impianto accusatorio dei pubblici ministeri o a confermarlo. Nessuno può sapere quale sarà la decisione finale di Montalto, giudice rigoroso e attento. C’è chi ritiene che il via libera alla trascrizione sia arrivato per evitare che un giorno, in caso di assoluzione, qualcuno possa dire che alcune prove portate dall’accusa non siano state prese in considerazione. Della serie: ah se solo la Corte avesse acquisto questo o quel documento. C’è chi ritiene che il sì della Corte sia, invece, un punto a favore dell’accusa. È lo scontro inevitabile fra innocentisti e colpevolisti.

In questa fase si tralasci pure il dibattuto se il capomafia sapesse o meno di essere intercettato anche se è stato lui stesso a mettere in guardia dagli “spioni” il compagno di socialità. La Procura ritiene, al contrario, che Graviano non parlasse in favore di telecamera.

Al di là delle valutazioni di merito il dato certo è che 21 conversazioni sul totale delle 33 registrate sono entrate nel processo e ne allungheranno i tempi. Mancavano all’appello le audizioni di un paio dei 170 testimoni finora citati e, fatta salva la possibilità per gli imputati di fare dichiarazioni spontanee, erano ormai vicine la requisitoria e le arringhe difensive. Poi, la sentenza.

Ed invece ecco irrompere nel processo migliaia di pagine di intercettazioni. Prima di Graviano era accaduto con Totò Riina. Solo le motivazioni della sentenza, ancora una volta, serviranno a capire se i dialoghi carcerari del capo dei capi siano serviti solo a riaccendere l’interesse della stampa nazionale sul processo e quale presa avranno avuto sui giudici, togati e popolari. Intanto i tempi del dibattimento si allineano agli standard italiani che spesso rendono la giustizia una gogna.

L’indagine sul presunto patto fra i boss e i rappresentanti delle istituzioni è approdata alla fase processuale nel luglio del 2012 quando gli atti – 120 faldoni via via aumentati di numero – furono trasmessi dalla Procura al giudice per le indagini preliminari Piergiorgio Morosini. Il rinvio a giudizio dei dieci imputati fu deciso il 7 marzo 2013.

È anche la data che segna l’inizio dell’abbreviato più lungo, o quasi, della storia giudiziaria italiana, quello che vede imputato Calogero Mannino, assolto in primo grado a tre anni di distanza dalla sua richiesta di essere giudicato in fretta. Tutti gli altri imputati sono ancora sotto accusa. Dovranno attendere che, su richiesta dei pm Vittorio Teresi, Francesco Del Bene, Antonio Di Matteo e Roberto Tartaglia, il perito trascriva le intercettazioni di Graviano che poi sarà sentito in aula. Nella speranza per loro che non intervengano altre nuove prove ritenute di “assoluta necessità” per il processo.


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