Inchiesta SIS, Torrisi al Gip: “Segnalai pressioni alla Procura” - Live Sicilia

Inchiesta SIS, Torrisi al Gip: “Segnalai pressioni alla Procura”

L’amministratore ha risposto per un’ora e mezza al Gip chiarendo la propria posizione, solo dichiarazioni spontanee per l’imprenditore Cozza
INTERROGATORI DI GARANZIA
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Catania. Cristina Sangiorgi, la dipendente della Società degli interporti siciliani licenziata e poi reintegrata, per effetto di un provvedimento che ha fatto partire un’inchiesta che ha travolto la Società stessa – coinvolgendo anche esponenti dello scorso governo regionale – non sarebbe stata rimessa al suo posto per via delle pressioni politiche ricevute dall’amministratore della società, ma grazie a un formalismo tecnico, che avrebbe costretto l’amministratore in questione a reintegrarla. E inoltre quest’ultimo, l’avvocato Rosario Torrisi Rigano, le pressioni in questione, le avrebbe pure segnalate alla Procura di Catania. È ciò che ha sostenuto l’amministratore indagato, agli arresti domiciliari da quattro giorni. Difeso dall’avvocato Dario Pastore, ha risposto per oltre un’ora e mezza alle domande del gip Carlo Cannella, nell’interrogatorio di garanzia.

Torrisi ha chiarito la propria posizione punto per punto. Riguardo alla revoca del licenziamento, che è uno degli oggetti dell’accusa di induzione indebita a dare o avere utilità – contestata a lui, alla Sangiorgi, all’ex deputato Antonino D’Asero, a due ex assessori regionali, Marco Falcone e Gaetano Armao e al coordinatore della segreteria dell’assessore Falcone, Giuseppe Li Volti, anche se questi ultimi tre non sono stati destinatari di alcun genere di provvedimento da parte del gip – Torrisi ha spiegato che le pressioni ricevute erano state oggetto di un incontro che aveva chiesto con la Procura di Catania, a cui avrebbe rappresentato i fatti quando tali pressioni sarebbero divenute troppo insistenti. Tuttavia la revoca del licenziamento, sostiene, sarebbe dovuta a una questione tecnica su cui sarebbe sopraggiunto un parere di un professore universitario, secondo cui, se non fosse stato revocato si sarebbe potuti andare incontro a una vertenza con cui la Società rischiava di dover pagare reintegra, risarcimenti e altro. L’indagato ha poi risposto anche in merito all’accusa di peculato che gli è stata mossa, perché avrebbe prelevato un totale di 2.500 euro, spiegando di aver usato i soldi per le trasferte istituzionali convinto che ci fosse un fondo spese, ma quando ha capito che non esisteva nessun fondo per le spese ha immediatamente restituito i soldi, più il costo delle singole operazioni. Infine, riguardo all’accusa di corruzione che gli viene mossa, in favore della Lct, l’indagato ha chiarito che si trattava di una concessione, dunque la Lct non sarebbe stata favorita dandole l’opportunità di affittare a sua volta, in quanto poteva legittimamente farlo.

Quanto all’ipotesi che la società sarebbe stata favorita poiché avrebbe avuto in uso l’area per vari mesi, secondo lui semplicemente la questione sarebbe posta in maniera errata, perché il bando prevedeva che il bene fosse fruibile e pronto all’uso, dunque, dato che non era pronto né fruibile – poiché servivano dei lavori – lui avrebbe dovuto scegliere se risolvere il contratto o far fare i lavori alla società stessa, optando per quest’ultima soluzione: la società avrebbe poi detratto i soldi spesi per i lavori dai canoni.

Infine, riguardo all’assunzione di una familiare di Torrisi nella Lct, lui ha fatto presente che si è trattato di un contratto part-time di 6 mesi per cui lui non avrebbe fatto alcun tipo di pressione, ma anzi di aver appreso che era stato presentato il curriculum solo dopo la presentazione. A quel punto, sapendolo, non avrebbe chiesto alcuna corsia preferenziale ma solo di tenerlo in considerazione come gli altri. Poi dopo sei mesi questa familiare, trattandosi di un lavoro da 600 euro al mese, lasciò il posto avendo trovato di meglio, nell’aprile del 2021. Al termine dell’interrogatorio, l’avvocato Pastore ha presentato al Gip stesso una richiesta di revoca dell’ordinanza e dunque degli arresti domiciliari.

Ieri è stato interrogato anche l’imprenditore Salvatore Luigi Cozza, responsabile della Lct spa, il quale, difeso dall’avvocato Carmelo Peluso, si è avvalso della facoltà di non rispondere rendendo comunque delle spontanee dichiarazioni al gip. Dichiarazioni su cui è stretto il riserbo, anche se, da quanto trapela, si sarebbe professato estraneo alle accuse e innocente. Il suo legale già lunedì potrebbe presentare un ricorso al Tribunale del Riesame. Non si conosce ancora, infine, l’esito degli altri interrogatori.


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