Province e Sviluppo Italia | Un presidente senza verità - Live Sicilia

Province e Sviluppo Italia | Un presidente senza verità

Crocetta si rimangia scelte e parole. Ma viene “sbugiardato” in Aula.

Nessuna verità. Né tra le impugnative delle Province, né tra i capannoni dell’Irsap, né tra le aziende partecipate della Regione. Il presidente della Regione dichiara, e poi rimangia. Confonde, mescola e alza cortine di fumo per nascondere quella che apparirebbe come vera e propria schizofrenia politica.

Lo ha rifatto, Crocetta, oggi a Sala d’Ercole, a proposito dell’impugnativa sulla legge di riforma delle Province e sulla mancata applicazione della Delrio. Lo ha rifatto, il presidente, affermando dagli scranni del governo la stessa ‘inesattezza’ (chiamiamola così) che il governatore ha cercato di propinare a Livesicilia, con una paradossale “richiesta di rettifica”. Una posizione ripetuta oggi quasi parola per parola all’Ars: “Noi – ha detto Crocetta – non siamo mai stati contro l’applicazione della legge Delrio sui sindaci metropolitani. Anzi, il governo per tre volte ha presentato una norma che prevedesse la coincidenza tra i sindaci del capoluogo e quelli delle città metropolitane”.

Una dichiarazione, quest’ultima, che cozza quelle rilasciate all’agenzia Ansa appena cinque giorni prima, e, a quanto pare, persino con la realtà dei fatti e degli atti. All’Ars, infatti, dopo aver concluso il suo intervento, Crocetta è stato “sbugiardato” dal presidente Ardizzone: “Sia chiaro: il governo non ha presentato, al contrario di quanto detto dal presidente, alcuna proposta che andasse verso l’applicazione della Delrio sul sindaco metropolitano”. Una smentita comica, se non parlassimo di una delle norme più importanti esitate dal parlamento siciliano in questa legislatura. A quel punto Crocetta ha scelto il silenzio.

Ma oggi la verità sembrava essere rimasta fuori dal portone di Palazzo dei Normanni. E ha raggiunto toni surreali sulla vicenda di Sviluppo Italia Sicilia, l’azienda che oggi il governo ha scoperto essere di essenziale importanza. Al punto da voler scongiurare la liquidazione, attraverso la destinazione di commesse regionali. Crocetta stavolta ha delegato l’atto di schizofrenia alla vicepresidente Lo Bello. Quest’ultima ha scaricato la colpa sull’assessore Baccei (assente in quel momento). “Non c’è una divisione nel governo. Diciamo che – ha spiegato la Lo Bello – Baccei pensa ai conti, il resto del governo pensa allo sviluppo e alle risorse coinvolte”. Starebbe tutto in piedi, insieme alla solita guerra fredda con l’assessore all’Economia, se solo non fosse stato proprio Crocetta a sciogliere Sviluppo Italia Sicilia appena un mese fa. Proprio il governatore, in quanto rappresentante del socio unico: la Regione appunto. Insomma, per farla breve: Crocetta ha liquidato la società, poi ha attribuito a Baccei la decisione, quindi ha detto – tramite Mariella Lo Bello – che quella società non va liquidata. Tutto in poche settimane.

Senza rossore. E senza memoria, anche, se si pensa all’altra vicenda che ha caratterizzato la seduta: la riforma dell’Irsap. Un ente che – improvvisamente – per il governo regionale è il simbolo dell’inefficienza. “Diciamocelo chiaramente – ha commentato la Lo Bello senza imbarazzi – questo è un ente che in questi anni non è mai partito, non ha mai funzionato”. Un’accusa che si aggiunge a quella scagliata poche settimane fa in commissione bilancio, sul ricorso “disinvolto” alle consulenze legali. Per il governo Crocetta, l’Irsap – al quale lo stesso esecutivo ha trasferito più di 30 milioni in tre anni – non è mai partito ed è stata fonte di sprechi. Incredibile, se solo si ricorda la reazione furiosa del presidente, di fronte ai giornalisti che un paio d’anni fa gli facevano notare le stesse cose. Cronisti marchiati come “mafiosi” o poco meno. Incredibile, se si pensa anche a come l’Irsap fosse stato, per Crocetta, il sigillo sulla santa alleanza con Confindustria. Un matrimonio di ferro, celebrato col rito dell’antimafia. E scioltosi tra le accuse, alcune pesantissime, come quelle dell’ex presidente Cicero. Perché una verità non c’è. Quella del presidente, si intende. Una verità che, a voler essere generosi, a volta dura il tempo di una stagione. Altre volte non riesce a resistere nemmeno una settimana.


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