Rifiuti, ferrari e ville di lusso: arrestati tre colletti bianchi

Rifiuti, Ferrari e ville di lusso: arrestati tre colletti bianchi

L'inchiesta della Procura di Palermo riguarda due imprese che gestivano commesse pubbliche. Indagato un dipendente comunale

Avrebbero pilotato il fallimento di una società che si occupa di rifiuti, mantenendo una tenore di vita extra lusso e comprando poco prima del crac finanziario ville, barche e persino una Ferrari 488. Nel frattempo fra Partinico, San Giuseppe Jato e San Cipirello crescevano i disagi per le inefficienze del servizio di raccolta della spazzatura. E crescevano pure i debiti: alla fine gli imprenditori hanno lasciato un buco da 2,5 milioni di euro.

I carabinieri e i finanzieri delle compagnie di Partinico hanno arrestato tre imprenditori, titolari e amministratori di imprese già raggiunte in passato da provvedimenti interdittivi antimafia alla luce dei collegamenti con esponenti mafiosi del mandamento di San Giuseppe Jato. Il Comune di Partinico, nel luglio 2020, fu sciolto per le infiltrazioni di Cosa Nostra.

I nomi degli indagati

Ai domiciliari finiscono Michele Lo Greco, 30 anni, Stefano Lo Greco, 36 anni, e la moglie di quest’ultimo, Valentina Mangano di 27. Il giudice per le indagini preliminari Paolo Magro ha anche applicato, su richiesta della Procura della Repubblica di Palermo, l’obbligo di dimora ad un altro amministratore, Vincenzo Lo Greco, 71 anni, e la sospensione del servizio a Giuseppe Gallo, dipendente del Comune di Partinico, che lavorava nel settore Lavori pubblici e Servizi ambientali. Un commercialista è indagato a piede ibero.

I sostituti procuratori Giacomo Brandini e Andrea Fusco, coordinati dall’aggiunto Sergio Demontis, contestano a vario titolo i reati di bancarotta fraudolenta, intestazione fittizia di beni e quote societarie, inadempimento di contratti per pubbliche forniture, utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio e autoriciclaggio.

L’attentato del 2018

L’indagine è partita nel settembre 2018 dall’attentato incendiario che danneggiò l’autoparco comunale. Di solito nel parcheggio c’erano anche i mezzi della Cogesi, ma quel giorno no. Una coincidenza che insospettì gli investigatori. Sotto osservazione finì l’appalto per la raccolta dei rifiuti assegnato alla Cogesi srl.

Sarebbe emersa la connivenza tra il dipendente comunale e gli amministratori dell’azienda ai quali non venivano contestati gravi inadempimenti contrattuali: dall’utilizzo di meno mezzi di quelli previsti dal contratto (oppure non idonei) alla mancata messa in mora e risoluzione del contratto, all’omessa comunicazione all’Anac dell’interruzione del rapporto contrattuale.

Pochi mesi prima della scadenza il sindaco Maurizio De Luca, che si sarebbe dimesso nel giugno 2019 denunciando un clima politico e amministrativo pesante, decise di rescindere il contratto, ma le polemiche erano montate in precedenza quando un camion della Cogesi fu visto scaricare i rifiuti per strada.

False fatturazioni

Le indagini finanziare avrebbero fatto emergere un giro di false fatturazioni, soprattutto per l’acquisto di carburante, e un fittizio aumento di capitale in modo che, mostrando solidità economica, la Cogesi potesse partecipare a bandi di gara più consistenti. In realtà ci sarebbe stato dietro un progetto di fallimento pilotato. Con i soldi della società gli imprenditori arrestati avrebbero comprato ville con piscina, imbarcazioni, orologi, una Ferrari 488 una supercar che da sola vale più di 200 mila euro e una range River Evoque.

Una volta dissipato il patrimonio della Cogesi avrebbero dato vita alla Eco Industry di San Giuseppe Jato con l’obiettivo di ripetere le operazioni illecite.

Il giudice ha disposto il sequestro preventivo dell’impresa e di altri beni che valgono oltre due milioni e mezzo di euro.

“Il metodo Falcone”

“I finanzieri hanno proceduto ad una lettura in chiave economico-finanziaria delle risultanze investigative acquisite dai colleghi dell’arma dei carabinieri – spiega il generale Antonio Quintavalle Cecere, comandante provincia della finanza di Palermo -. Si tratta di un approccio investigativo vincente, in cui vengono messe a sistema le professionalità di ogni singola forza di polizia per colpire in maniera incisiva un obiettivo comune: è il metodo che ci ha insegnato il giudice Falcone”.

“L’operazione odierna è nella scia dell’intenso impegno informativo e investigativo dell’Arma su un territorio complesso, che ha portato nell’ultimo biennio, tra l’altro, a promuovere la procedura di scioglimento dei Comuni di San Cipirrello e di San Giuseppe Iato e del Consiglio Comunale di Partinico – spiega il generale Arturo Guarino, comandante provinciale dei carabinieri -. Il monitoraggio costante, questa volta in sinergia preziosa con i colleghi della Guardia di Finanza, ha fatto emergere elementi di responsabilità nel delicato settore della gestione dei rifiuti, un ambito che si è spesso mosso nell’ombra della criminalità organizzata. Il nostro impegno sul territorio prosegue e punta a liberare la comunità dai condizionamenti e dalle inefficienze generate dall’illegalità”.

Secondo il colonnello Alessandro Coscarelli, comandante dei finanzieri del Gruppo Palermo, “la disinvoltura degli atteggiamenti degli indagati nella consapevolezza degli illeciti che stavano compiendo hanno permesso di costruire un quadro indiziario dai contorni di totale disinteresse per il bene pubblico ad esclusivo e totale vantaggio del profitto illecito in discredito del regime di libera concorrenza, di libertà ed equità nel settore degli appalti. Il settore della gestione dei rifiuti si conferma di estrema pericolosità per gli interessi economici che suscita e vi convergono”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI