Un fedelissimo di Ben Ali | alla corte di Crocetta - Live Sicilia

Un fedelissimo di Ben Ali | alla corte di Crocetta

Chi è Sami Ben Abdelaali? Nel suo paese in tanti non lo amano per la vicinanza al passato regime tunisino. Il consolato lo ha espulso. Le sue amicizie sono tante e controverse. Ma lui si è rifatto una vita grazie a un incarico prestigioso. All'ombra di Saro.

PALERMO- Una cosa è certa. La sua vita, finora, è stata segnata dalle Rivoluzioni. Sami Ben Abdelaali, fino a due anni fa, militava al fianco del dittatore tunisino Ben Ali. Oggi ha sposato l’altra rivoluzione, quella di Rosario Crocetta e dei partiti della sua maggioranza. Per lui, infatti, dai primi mesi del 2013 c’è un posto nell’ufficio di gabinetto dell’assessore all’Agricoltura Dario Cartabellotta, e tanti compiti di prestigio. Tocca a lui, infatti, fungere da “consigliere diplomatico” del governatore. E sempre a lui il compito di coordinare la presenza della Sicilia all’Expo 2015. C’era lui ieri in prima fila, tra gli assessori Cartabellotta e Vancheri, alla presentazione ufficiale della missione siciliana all’Expo. E molti si chiedevano chi fosse quel “diplomatico” voluto dal governatore.

“Crocetta? Lo conosco dal 1991, quando era assessore a Gela – racconta il dirigente dell’Agricoltura – e ne ho seguito tutte le tappe della sua carriera. Lui è un amico, e io per lui. Un vero amico”. Ma nel seguire la carriera che porterà l’allora assessore fino al vertice di Palazzo d’Orleans, Ben Abdelaali ha anche sposato un’altra batttaglia. Un altro ideale. Di certo meno nobile. Quello del “Raggruppamento costituzionale democratico”, il partito del dittatore, appunto, il partito di Ben Ali, presidente destituito della Tunisia, condannato a 90 anni di carcere per i crimini del suo regime. Ben Abdelaali faceva parte, al numero 348, del lunghissimo elenco del comitato centrale della forza a sostegno di Ben Ali, travolto dai movimenti della cosiddetta Primavera araba. I misfatti del dittarore, alla guida del Paese per 23 anni, sono stati raccontati anche dal blogger Rabih Bouallegue, che scrive: “La ‘rivoluzione siciliana’ targata Rosario Crocetta ha resuscitato nemici di un’altra rivoluzione: quella tunisina”. Una rivoluzione che ha spazzato via il regime di Ben Ali, e portato alla chiusura del partito che lo sosteneva. Per l’Rcd Sami ha ricoperto anche il ruolo di senatore. In rappresentanza dei tunisini in Italia.

Con l’arrivo della Primavera ecco le prime elezioni libere della Tunisia. E il nome di Sami Ben Abdelaali salta ancora fuori dalle cronache. A Marsala, infatti, nell’ottobre del 2011 la vasta comunità tunisina esprime le proprie preferenze. Ma alcune presenze nei pressi dei seggi suscitano qualche malumore. Fethi Jahdour, un tunisino residente a Marsala, rappresentante e candidato per il Sud Italia del ‘Partito Democratico-Sociale della Nazione’ racconta: “Avevo denunciato in una lettera inviata al primo ministro del governo provvisorio, Caïd Essebsi, la presenza, quali rappresentanti di lista, di diversi esponenti del regime di Ben Alì. Mi riferisco a Sami Ben Abdelali, n. 348 del regime di Ben Alì ed oggi sostenitore della lista Rcd”.

Il 2012. In Tunisia è arrivata la democrazia. E Sami continua a lavorare come funzionario del consolato tunisino di piazza Ignazio Florio a Palermo. Sposato con una donna di Monreale, ha due figli ed è titolare della Carthage Travel, un’agenzia di viaggi di via Mariano Stabile. Il suo impegno al consolato si interrompe invece nel luglio del 2012. Bruscamente. Dopo la visita in Sicilia di due esponenti del nuovo governo tunisino: quella del segretario di Stato al ministero dell’emigrazione Houcine el Jaziri e quella del segretario di Stato del ministero degli esteri Touhami Abdoluli. Sami viene “licenziato” in tronco dai vertici del consolato.  Molti ritengono che l’allontanamento venga deciso proprio per la sua vicinanza al dittatore. Un addio sul quale il console di Tunisia a Palermo Farhat Ben Soussi decide pero’ di “glissare”: “Si  e’ trattato – dice a Livesicilia – di una normale ‘causa’ tra un’amministrazione e un suo funzionario. Non abbiamo alcun interesse a ‘mediatizzare’ la vicenda”. Anche sulle cause che hanno portato all’allontanamento il console decide di trincerarsi dietro un ‘no-comment’: “Io in fondo – precisa – sono qui da poco”.

“In realtà – spiega Ben Abdelaali su questo punto – le motivazioni che hanno portato al mio allontamento dal consolato non riguardano la politica, ma affondano in vicende personali”. Invidie, insomma. Antichi rancori che, nel racconto di Sami, si sommerebbero ai nuovi. Quelli di chi vedrebbe con fastidio la sua ascesa tutta interna alla Regione. Dove viene scelto dal nuovo governo come componente dell’ufficio di gabinetto dell’assessore all’Agricoltura Dario Cartabellotta. Che non sembra “rivendicare” in maniera assoluta quella scelta: “Fu una decisione collegiale – spiega Cartabellotta – e Ben Abdelaali svolge anche alcune funzioni più legate alle attività del presidente”. Già. Perché l’uomo è anche il consigliere diplomatico di Rosario Crocetta. È lui, insomma, a gestire i rapporti con le autorità dei Paesi del Mediterraneo. La vicenda riemerge dalle cronache. Ne scrive anche L’Espresso.

E così, il fedelissimo del dittatore (“ma io ero servo del mio Paese. E quel partito mi ha insegnato cosa sia la disciplina” spiegherà Ben Abdelaali) approda dentro la rivoluzione crocettiana. Mentre, però, i giornali sollevano altre ombre. È il caso del periodico Limes, una delle più autorevoli testate di politica internazionale. Nell’ultimo numero, attualmente in edicola, traccia un profilo inquietante sulle amicizie e i contatti internazionali del consigliere di Crocetta: Sami, infatti, rappresenterebbe il ponte tra la Regione siciliana e “Abd Al Hakim Bilhag”, un ex miliziano libico “considerato una leggenda tra i combattenti di Allah in tutto il mondo. Ha speso – racconta Limes – la metà dei suoi 47 anni a combattere ed è uno dei fondatori del Gicl, il Gruppo islamista combattente libico. In fuga dalla Libia, dal 1988 al 1992 la sua milizia ultraradicale si unisce ai mujahidin afghani guidati da Osama Bin Laden”. Molto più modestamente, poi, Bilhag è di tanto in tanto impegnato anche nella risoluzione delle controversie tra la marineria siciliana e le motovodette del paese nordafricano, oltre ad aprire alle imprese e al governo siciliano le porte dei nuovi mercati orientali.

I contatti col Qatar, ma anche con altri Paesi, ad esempio, scrive Limes, “sono curati da una new entry del governo siciliano: dall’inizio del 2013, agricoltura e cooperazione (due tra i settori strategici dell’economia siciliana) sono stati affidati a Sami Ben Abdelaali”. Quest’ultimo, il dirigente esterno della Regione siciliana avrebbe lavorato e continuerebbe a lavorare a stretto contatto proprio col miliziano jihadista. Ma a Ben Abdelali gli “uomini forti” non sono mai dispiaciuti. “Ben Ali – spiega – certamente lo era. Un dittatore? Fino ad allora era amico della Sicilia e dell’Italia. Poi, come si suol dire, cade una mucca e aumentano i coltelli. La verità è che nei Paesi africani la democrazia non funziona”. Funziona, forse, un po’ meglio in Sicilia. Nonostante anche qui, da qualche mese, si parli di “rivoluzione”. “Ma anche Crocetta è un uomo forte. Una grande persona. E un amico vero”.

 

 

 

 

 

 


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