Venezia, emarginazione e solitudine nel film di Guadagnino

Venezia, emarginazione e solitudine nel film di Guadagnino

Si intitola "Bones and All" e ha conquistato il pubblico
MOSTRA DEL CINEMA
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Una storia di solitudine ed emarginazione conquista la kermesse lagunare per i suoi sentimenti e non per il tema del cannibalismo.

Bones and All, uno dei cinque italiani in concorso a Venezia 79 (proiettato il 2 settembre), è il primo film del regista palermitano Luca Guadagnino realizzato nell’America del Midwest. Scritto da David Kajganich, che ha collaborato con il cineasta in Suspiria e A Bigger Splash, tratto dal romanzo “Bones & All” (Fino all’osso) di Camille De Angelis, la pellicola vede a fianco di Taylor Russel ( Maren) modella canadese e star di Waves, il brillante, Timothée Chalamet (Lee) impegnato in un sodalizio cannibale tra il primo innamoramento e la dipendenza. Una storia d’amore di una dolcezza tanto sublime quanto oscura e inquietante, tra Maren, una ragazza che sta imparando a sopravvivere alla solitudine, e Lee, un giovane vagabondo dai sentimenti profondi.

Due giovani ai margini della società negli anni ‘80, in un viaggio on the road, che può rappresentare metaforicamente il senso di smarrimento che le nuove generazioni provano ogni giorno. I due ragazzi, affetti da una terrificante patologia che li rende vittime di una insaziabile voracità, si incontrano e intraprendono un’odissea lunga mille miglia che li porterà attraverso percorsi secondari, passaggi segreti dell’America di Ronald Reagan.

Nonostante gli sforzi compiuti, tutte le strade riconducono al loro terribile passato e a un’ultima sfida che determinerà se il loro amore potrà sopravvivere alla loro diversità. Le loro voglie implacabili non sono interpretate come un qualcosa di cupo o mostruoso ma semplicemente, come un destino inevitabile. Un film “sugli amori impossibili, sugli isolati che sognano di trovare un luogo in cui sentirsi a casa- spiega Luca Guadagnino-, e per loro, non esiste nessun posto da poter chiamare casa, per cui devono sempre inventarne uno nuovo. Maren e Lee vanno alla ricerca della loro identità in situazioni estreme. Inoltre, vedo questa trama-continua- come una meditazione su chi siamo e come possiamo superare quello che sentiamo, soprattutto se si tratta di qualcosa che non riusciamo a controllare”.

Il regista di “Chiamami col tuo nome” (2017), si è messo nei panni dei diseredati, di chi si sente perso, di chi non riesce a trovare il proprio posto e si ritrova a vagabondare ai margini, di chi viene costantemente respinto dalla società eppure accettato dai propri pari. Profondamente umano, in grado di carpire i più indescrivibili e viscerali stati dell’animo, Guadagnino mette in scena un sentimento in grado di superare tutto, persino l’orrore e il disprezzo della solitudine.

Affronta i rapporti umani, studiandone i gesti, i rituali e scavando nelle loro personalità in maniera quasi ossessiva e patologica. La sua principale fonte di ispirazione sono sempre stati i personaggi stessi creati da Kajganich, vagabondi e senzatetto, che conducono le loro vite solitarie e invisibili agli occhi della società. Un modo traslato per esplorare un ventaglio di diversità e solitudini di quella parte d’America che passa inosservata, ma soprattutto per analizzare ciò che unisce gli esseri umani quando la comunità sociale minaccia di separarli.

Bones and All, nelle sale il 23 novembre 2022, con un cast d’eccezione da Michael Stuhlbarg, Timothée Chalamet, André Holland, Chloë Sevigny, David Gordon-Green, Jessica Harper, Jake Horowitz e Mark Rylance, Taylor Russel, ha senz’altro incuriosito e attirato un pubblico non solo di appassionati alla 79ª edizione della mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia 2022. Sfidante e scabroso, a tratti un vero e proprio horror, ma anche inconfutabilmente romantico, il film di Luca Guadagnino resta singolare nel suo genere.


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