Dietro la porta dell’ultima dimora terrena di Fratel Biagio Conte c’è una piccola folla dolente convenuta qui per dire un addio che ha la fisionomia dell’eterno. Sono tutti qui. Quelli che hanno vegliato Biagio Conte nelle ore della sua sofferenza. Quelli che gli sono stati compagni di viaggio nelle estati come negli inverni. Quelli che sono stati accolti dal sorriso di un uomo con il saio e i sandali. Quelli che hanno saputo. Quelli che lo hanno amato.
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Ci sono persone anche all’esterno della Missione, con il cancello presidiato dalle forze dell’ordine. All’interno, gli ospiti della struttura e le figure di riferimento. Siamo appena fuori dalla porta del locale trasformato in infermeria. Qui Fratel Biagio ha vissuto le frasi più gravi della sua malattia. Dentro ci sono le sorelle, i fratelli della Missione. Sono tutti qui per un saluto discreto, prima del saluto pubblico che Palermo tributerà al rampollo di una famiglia borghese che scelse di proteggere gli ultimi e di essere uno di loro.
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Siamo qui, in un corridoio stretto, che, nei giorni scorsi ha accolto il rosario del pomeriggio. Nel giardino adiacente si è celebrata la Messa ogni giorno, di fianco alla stanza di Fratel Biagio, illuminata da una finestra gentile con l’immagine della Madonna e del Bambinello.
Siamo qui, dietro la porta chiusa che altre volte si è socchiusa per consentire una preghiera o un breve saluto a colui che poteva ancora aprire gli occhi e respirare profondamente. Biagio è ancora qui, dove sarà per sempre. È qui circondato dai canti e dall’amore.