Niko Pandetta, fiumi di soldi: il rischio per i giovani VIDEO

Niko Pandetta, fiumi di soldi: il rischio per i giovani VIDEO

Messaggi che esaltano un modello che tiene le nuove generazioni prigioniere dell'illusione di creare un futuro trafficando droga o prendendo a calci le forze dell'ordine. Possiamo accettarlo?

CATANIA – “Io fatturo 500mila euro, solo con youtube e sponsor, i miei soldi li guadagno e pago le tasse”. Fiumi di soldi, sullo sfondo, come racconta a 10mila followers collegati in diretta, “ci sono contratti milionari”. A pochi giorni dalla condanna definitiva a 4 anni di reclusione, il noto cantante neomelodico prova a indossare la veste del “bravo ragazzo”, del “lavoratore” che possa essere d’esempio, sperando “che qualche giudice magari si accorge che sono cambiato”.
Prova anche a lanciare qualche messaggio di condanna a chi finisce in carcere, esaltando chi riesce a guadagnare investendo.
Nessuna metamorfosi, Niko si scontra con se stesso, il passato che rischia di farlo finire in carcere o, nella migliore ipotesi, ai servizi sociali e il presente fatto dagli applausi e dal successo per quella macchia da soldi che ha creato emulando gangster, delinquenti dei bassifondi, pistoleri con le sopracciglia tirate a lucido e, soprattutto, lo zio Turi Cappello al 41 bis.

La fabbrica dei soldi

Su Tik tok si incrociano i video con i sermoni di Pandetta, con le scene dei nuovi clip: lui travestito da carabiniere, qualche maresciallo cacciato in malo modo o deriso. E il successo europeo, perché questo è, di “Pistole nella Fendi”, acclamato e divenuto un inno generazionale. Il grande rischio per i giovani è questo: Niko Pandetta sta incassando milioni esaltando un modello che continua a tenere le nuove generazioni prigioniere dell’illusione di creare un futuro trafficando droga, prendendo a calci le forze dell’ordine. Una trappola nella quale il carcerato è “mitizzato”, reso mito dal rigurgito digitale con l’effetto dissonante che trasforma la stonatura in melodia.

Ma Niko non ha tutte le colpe

Sarebbe però semplice e ingiusto attribuire a Niko Pandetta la responsabilità della catastrofe sociale che si vive ogni giorno nei quartieri popolari come Librino o Scampia. Si tratta di ghetti utilizzati dalla politica come serbatoio di voti, dove lo Stato ha perso e le istituzioni hanno rinunciato a presidiare la gestione del presente e l’organizzazione del futuro. In questo contesto i “marescialli” e gli agenti, sottopagati, sono eroi che non è giusto massacrare. I quartieri diventano così compartimenti stagni, con regole proprie, dove a 14 anni ti sposi con la limousine, o impennando con un Sh truccato e il portafoglio pieno, spacciando cocaina ai figli della Catania bene, ai professionisti e a quelli “bravi” che abitano al Corso Italia.
Pistole nella Fendi la cantano anche in tribunale, “maresciallo non mi prendi” entra nelle orecchie, i giovani si tatuano e attendono la medaglia: essere arrestati, per diventare qualcuno.

Il tour europeo

I suoi concerti vengono sistematicamente vietati da prefetti e questori in Italia. Niko Pandetta ripiega sui battesimi e le prime comunioni, sui party privati e sta organizzando un nuovo tour all’estero. Nel frattempo, ha un piano B per fronteggiare “anche 20 anni di carcere”. “Ho pronte 350 canzoni – dice su Tik tok – sono tutte nel mio computer, anche se mi arrestano, con una canzone ogni tre mesi posso vivere per 20 anni e per firmare contratti milionari”.
Nessuno si aspetta, da Pandetta, un inno alla giustizia, i giovani continueranno a sognare esaltando qualche criminale e lui a fare soldi ricordando ai “marescialli” che è in grado di far guadagnare al proprio autista “6 stipendi” in un giorno. Niko continuerà a essere Niko ingannando i giovani con un modello sbagliato. La politica, invece, dovrebbe smetterla di candidare affiliati e portare pacchi di soldi nelle periferie.


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