Parco Lizzio, bruciata la casetta dei libri: "Telecamere divelte" - Live Sicilia

Parco Lizzio, bruciata la casetta dei libri: “Telecamere divelte”

"Non è solo il gesto di qualche ragazzino annoiato, è uno sfregio a chi tenta di riempire di significato un luogo".

CATANIA – Solo pochi mesi fa i volontari delle associazioni Nuova acropoli e Manitese l’avevano installata pieni di buone speranze. Una casetta dove lasciare e prendere libri doveva essere un simbolo per la rinascita di Parco Lizzio, tra via Ammiraglio Caracciolo e via Montenero, a nord del quartiere di Cibali. Pochi giorni fa la scoperta: la bibliocasetta è stata bruciata, come parte del suo contenuto. “Ci è sembrato uno sfregio”, dice a LiveSicilia Angelo Patanè, presidente del V municipio, che ha convocato per le 10 di domani una conferenza stampa sul posto per “denunciare pubblicamente il vile atto vandalico“.

Della bibliocasetta, installata in un’area verde del parco, è rimasta solo una macchia nera di cenere sulla terra. A poca distanza la targa, affissa lo stesso giorno dell’inaugurazione della casetta dei libri, che ricorda l’ispettore capo della polizia ucciso dalla mafia nel 1992. Giovanni Lizzio, a cui il parco è intitolato, aveva riorganizzato il lavoro dell’antiracket alla questura di Catania. Venne ammazzato da Cosa nostra a luglio, pochi giorni dopo la strage di Via D’Amelio, mentre era fermo in auto a un semaforo, in via Leucatia. “All’inaugurazione della targa – ricorda Patanè – c’era anche suo nipote, per noi era stato un momento importante”.

La piccola struttura di legno era stata costruita dai volontari di Nuova Acropoli e Manitese, e quest’ultima associazione si era anche occupata di raccogliere i libri da inserire all’interno. “Non possiamo derubricare tutto all’azione stupida di qualche ragazzino annoiato – prosegue il presidente di Municipio – Ci vuole tempo per bruciare i libri e poi fare sì che prenda fuoco anche la casetta, non ci metti mezzo minuto con un accendino“. “Questo gesto ha mortificato il lavoro dei volontari e dato uno schiaffo al tentativo di riempire uno spazio verde di vitalità e cultura“, sottolinea Angelo Patanè.

Un cartello un po’ malandato ricorda che l’area è videosorvegliata. “I cavi della telecamera, però, sono stati tranciati, quindi l’apparecchio ormai non funziona più”. Cioè: chi ha agito sapeva che nessuno lo avrebbe visto. E allo stesso modo chi ha tagliato i cavi voleva che il parchetto non venisse più sorvegliato ventiquattr’ore su ventiquattro. “Tenteremo di dare tutto il supporto possibile alle forze dell’ordine – conclude Patanè – E, nel frattempo, denunciamo pubblicamente quanto accaduto. Anche da queste piccole cose deve passare il messaggio che chi rovina la città non può vincere“.

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