"Reset in una sede a pagamento| Perché non un bene confiscato?" - Live Sicilia

“Reset in una sede a pagamento| Perché non un bene confiscato?”

Russo (Fdi): "Licenziato il dipendente che ha sollevato il caso. Cosa faranno a me?". La replica

PALERMO – “Il Comune di Palermo utilizzi i beni confiscati alla mafia per risparmiare sugli affitti”. Lo chiede, con un’interrogazione urgente presentata al sindaco Orlando, il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Mimmo Russo.

“L’utilizzo di questi beni permetterebbe – prosegue Russo – non soltanto al Comune, ma anche alle aziende partecipate, ulteriori spese per le casse pubbliche, già parecchio in “sofferenza”. Tutto nasce – spiega l’esponente del partito di Giorgia Meloni – dopo il trasferimento degli uffici della Reset nei nuovi locali di via Ugo La Malfa, di proprietà privata e quindi con un pesante onere finanziario che ammonta a 200 mila euro l’anno”.

“La cosa incredibile è che a Brancaccio c’erano locali confiscati e cablati, quindi a costo zero – continua Russo – Si è invece preferito spendere ingenti somme e chi si lamenta, invece, lo licenziano. E a me che faranno? Per fare luce sulla vicenda, ho chiesto al sindaco, all’assessore Marino e al presidente della Reset Perniciaro di venire a riferire in Aula per fornire ulteriori chiarimenti sulla locazione di questi nuovi locali che non risultano certo beni confiscati”.

LA REPLICA
“Innanzitutto è necessario puntualizzare che l’abbandono dei locali di Piazza della Pace 7, assegnati alla Reset all’atto della propria costituzione, non è stata una scelta ma una azione imposta dall’Asp che, dopo un esposto fatto da alcuni dipendenti, ha rilevato che nell’immobile comunale alcuni parametri di agibilità non erano coerenti con le norme – dice il presidente Antonio Perniciaro – Non sussisteva una situazione di pericolo, ma è chiaro che gli enti preposti applicano le regole e hanno imposto alla Reset di abbandonare la sede comunale data alla Reset a titolo gratuito. E’ bene ricordare che Reset è stata nei locali di piazza della Pace per ben tre anni e nove mesi, pur consapevoli dell’ennesimo sacrificio chiesto ai dipendenti di adattarsi ad una sede che certamente aveva dei limiti qualitativi. Detto ciò nel corso dei mesi intercorsi dalla ispezione dell’Asp del 23 gennaio 2018 la società ha attivato continue interlocuzioni con l’amministrazione Comunale per ottenere una sede proveniente dai cosiddetti beni confiscati. E’ chiaro che il problema non è ‘solo’ quello di aver assegnata una sede, ma anche e soprattutto che la stessa abbia tutti i requisiti previsti dalla legge (agibilità, certificazioni statiche, certificazioni impiantistiche etc…) . Non esiste nessuna sede a Brancaccio confiscata e perfettamente agibile. Il consigliere Russo e’ stato destinatario di una informazione errata. Gli Uffici preposti della Amministrazione Comunale hanno dichiarato che l’unica sede disponibile (confiscata) avrebbe potuto disporre di tutti i requisiti di legge tra 4 o 5 anni. Tempo assolutamente incompatibile con la data fissata dall’Asp per lasciare i locali di Piazza della Pace (entro settembre 2018) . Infine mentre è verosimile che il prezzo di mercato dell’immobile preso in locazione sia stimabile in circa 200.000 euro, è anche vero che Reset per il primo anno pagherà 100.000 euro (di cui 50.000 nel 2018). Una ultima nota: visto che i conti alla Reset sono in ordine, il delta costo del canone di locazione è assorbito quasi totalmente dalla nomina di un amministratore che non percepisce compenso e dalla mancanza del costo dei consiglieri di amministrazione”.


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