Incendi, l'emergenza in Sicilia tra droni, forestali e burocrazia - Live Sicilia

Incendi, l’emergenza in Sicilia tra droni, forestali e burocrazia

Viaggio tra i nodi che attanagliano il sistema di prevenzione e di spegnimento degli incendi. PRIMA PUNTATA
L'APPROFONDIMENTO
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CATANIA – Centocinquanta minuti in Sicilia non bastano per salvare, dalla distruzione, uno stabilimento balneare e un centinaio di appartamenti. Dietro il pomeriggio di inferno che ha raso al suolo le Capannine di Catania ci sono tutti i nodi che attanagliano il sistema di prevenzione e di spegnimento degli incendi. Un groviglio di competenze, azioni e omissioni difficile da risolvere. Eppure ci sono vigili del fuoco che hanno fronteggiato 300 focolai nello stesso giorno, insieme a volontari della protezione civile, forestali operai e guardie forestali. Cosa non funziona?

Due assessorati

Due assessorati, due battaglioni. Il primo, assessorato al territorio, coordina le guardie forestali ed è retto da Toto Cordaro. Il secondo, assessorato all’Agricoltura, ha un plotone di 18.700 forestali stagionali che si occupano della “campagna antincendio”, cioè della “prevenzione” organizzando i viali parafuoco in montagna e nelle riserve naturali. Di loro ci occuperemo nella seconda puntata.

Le guardie e i boschi

L’assessore al Territorio Cordaro, che coordina gli spegnimenti, non si dà pace: “Ricevo 150 chiamate al giorno, da parte di persone che mi segnalano incendi, ma lo sa qual è la percentuale di combustioni che avviene nei territori boschivi di nostra competenza? Circa il 25% del totale”. E qui entrano in campo altre regole, quelle delle competenze dei Comuni. “Gli amministratori locali – continua Cordaro – dovrebbero controllare i viali parafuoco nei terreni privati, che sono la principale causa di propagazione delle fiamme. Non lo fanno, c’è una legge che viene costantemente disattesa”. Grazie anche questa “infrazione” il territorio siciliano si è trasformato in una polveriera.

L’organico delle guardie, la burocrazia e il Covid

Altro problema è quello dell’organico. “Abbiamo soltanto 400 guardie in servizio su una pianta organica di 1.200. Grazie al presidente Musumeci siamo riusciti a sbloccare i concorsi”, rivendica Cordaro.

Ancora burocrazia e gatte da pelare per la politica, ecco la ricostruzione dell’assessore al Territorio: “Prima di fare i concorsi abbiamo ottenuto la precisa determinazione del fabbisogno di uomini. Poi ho ottenuto il finanziamento dei concorsi fino a 180 immediati. All’improvviso è arrivato il Covid, in una terra in cui non si fanno concorsi da 30 anni”. Risultato? L’assessore ha dovuto far ricorso alla “mobilità interna”, per incrementare il corpo delle guardie forestali

I droni

Le guardie forestali hanno una dotazione di 74 droni, lo scopo è di aumentare il raggio di azione dei per evitare che i piromani appicchino gli incendi. Piccolo problema, ancora tutti i droni non sono in funzione perché, a causa del rinvio dei concorsi, in alcune aree rischiano di esserci più droni che guardie forestali. “Per superare anche questo problema stiamo procedendo alla formazione del personale in corso di trasferimento”.

Ma i droni non bastano, soprattutto se c’è vento. Pesano poche centinaia di grammi e deve esserci quasi “calma piatta” per farli volare, come conferma Cordaro. Quindi nella catastrofe catanese non sarebbero serviti ad alcunché, a causa del forte vento e anche perché l’incendio era stato avvistato ben 150 minuti prima della devastazione, come hanno sottolineato i Raciti, imprenditori proprietari delle Capannine.

Le pene per i forestali

“Con Musumeci – conclude Cordaro orgoglioso – siamo riusciti a disporre il sequestro dei beni dei piromani che vengono condannati. La pena base va da 4 a 10 anni”. E allora bisogna riavvolgere il nastro. La prevenzione degli incendi chi la deve fare? E quando deve essere fatta? Ne parleremo nella seconda puntata.


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