23 maggio, la denuncia: "Colpiti con violenza" VIDEO

23 maggio, la denuncia: “Colpiti con violenza” VIDEO

Parlano gli organizzatori del corteo al centro degli scontri.

(Roberto Puglisi) Si sono dati appuntamento, ancora una volta, in via Notarbartolo, all’Albero Falcone. Loro sono i ragazzi del corteo del 23 maggio, quello delle tensioni, delle polemiche e degli scontri. La manifestazione è al centro di un caso cronaca caratterizzato da eventi che sollecitano domande e risposte. E lì, in quella porzione di strada consacrata alla memoria, sono tornati a raccontare la loro versione.

La denuncia: “Colpiti con violenza”

In tanti, dopo avere srotolato uno striscione di contestazione, prendono la parola. Interviene Jamil El Sadi di Our Voice: “All’incrocio con via Nortarbartolo abbiamo trovato un primo schieramento di forze dell’ordine in tenuta anti-sommossa che ha provocato un tappo e una frizione inutile. Si è prodotta una drammatizzazione della situazione. Molti manifestanti sono stati duramente colpiti a manganellate, altri buttati a terra e immobilizzati, nonostante fossero inermi, e altri ancora spinti violentemente: il tutto causando loro fratture e lesioni”.

“C’erano tanti studenti e ragazzi – dice Marta Capaccioni -. Un nostro cameramen ha ricevuto una manganellata, un altro ragazzo è stato preso e buttato a terra”. Poi un riferimento all’ex presidente del Senato, Piero Grasso, che era sul palco: “A Grasso vorrei dire di non presentarsi più a farci lezione di antimafia, se non ha il coraggio di esprimersi”. Gabriele Rizzo mostra due strisce rosse sulla schiena: “E’ il segno delle manganellate che ho ricevuto”.

Gli scontri al corteo: la questura

Gli scontri sono nati nel corso di una giornata emotivamente febbrile, il trentunesimo anniversario della strage di Capaci. Quella manifestazione ‘non ufficiale’ era stata autorizzata, con determinati paletti.  ll questore, Leopoldo Laricchia, aveva prescritto di non iniziare il corteo “prima delle ore 15.30”, in ogni caso “dopo quello organizzata dalla Fondazione Falcone”, e di terminarlo “entro le 17.30” in via Duca della Verdura “prima dell’incrocio con via Libertà altezza piazza Alberico Gentili”. Obiettivo: “Non dovrà essere arrecato disturbo o qualsiasi altra turbativa alla cerimonia che avrà luogo”.

Alla fine della giornata, la stessa questura ha diramato una nota: “Un gruppo di circa cento manifestanti ha forzato il presidio di polizia, causando il ferimento di un funzionario della Polizia di Stato ed altri due poliziotti che hanno riportato prognosi che vanno dai 10 ai 15 giorni. È in corso l’analisi delle immagini al fine di ricostruire puntualmente i fatti, delineare i profili di responsabilità penalmente rilevanti ed individuare i responsabili dei disordini che hanno portato al ferimento di tre poliziotti, proprio nel giorno in cui tutto il Paese fa memoria e ricordo di tre poliziotti caduti per fare il loro dovere”

Il corteo della discordia

“Abbiamo concordato, lungo il percorso e durante la manifestazione, con i funzionari della Questura di Palermo, di giungere a un accordo rispetto alle richieste delle forze dell’ordine – così hanno replicato alla nota Mario Ridulfo e Rosario Rappa per la Cgil –. Ovvero di interrompere il corteo, all’incrocio tra via Libertà e via Notarbartolo, di spegnere l’amplificazione e anche di posizionare il furgone che trasportava la riproduzione di un’opera satirica in coda al corteo. L’accordo prevedeva comunque di dare la possibilità ai manifestanti di proseguire e defluire liberamente lungo via Notarbartolo, senza prevedere dunque uno sbarramento di polizia”.

Livesicilia.it ha registrato la posizione della deputata regionale del Pd, Valentina Chinnici: “Quello che è accaduto si doveva evitare. L’antimafia è di tutti. L’Albero Falcone è di tutti. Fare passare il messaggio che ci sono luoghi in cui i cittadini non possono andare, posti cari alla memoria, è stato un errore colossale”. (rp)


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