PALERMO – “Il fuoco l’abbiamo visto arrivare, lentamente avanzare, crescere sopra le nostre teste, sopra la nostra casa”, racconta Barolo Corradino. Abita a Capaci, una delle tante zone travolte dalle fiamme. Nel pieno dell’emergenza incendi ha cercato aiuto. Niente da fare, nessuna risposta, i centralini erano intasati da centinaia di chiamate.
Il racconto è drammatico, ma a lieto fine. “Il fuoco avanza – continua a distruggere tutto – e noi salvati dal vento che è calato. Se qualcuno avesse risposto alle nostre continue chiamate al 112 tutto questo non sarebbe successo. È inaccettabile”.
Corradino, che di professione fa il chirurgo plastico, ringrazia “i sei ragazzi della protezione civile di Capaci, che instancabili, non si sono mai fermati, e il sindaco. Peccato per la bella montagna di Capaci. Peccato per i carrubi secolari, per tutto quello che abbiamo perso, per la paura che abbiamo provato. Ringraziamo Dio che nessuno qui si è fatto male”. Le prime avvisaglie e le prime chiamate risalgono alla mattina di martedì, “per gli interventi abbiamo dovuto attendere la sera”. Super lavoro per i vigili del fuoco e per la protezione civile. Troppi fronti aperti e troppe richieste di aiuto rimaste inevase.