Catania, vivere nell'illegalità e tra rifiuti: l'altra faccia dello sgombero

Catania, vivere tra rifiuti e illegalità: l’altra faccia dello sgombero FOTO

Storie dalla baraccopoli della "voragine di Corso Sicilia" smantellata sabato scorso

CATANIA – Vivevano tra rifiuti, topi ed un odore nauseabondo. Immondizia e degrado ovunque. È l’altra faccia della medaglia del racconto di queste ore: quello legato allo sgombero della voragine che ricade proprio adiacente a Corso Sicilia e che si affaccia su piazza della Repubblica.

La baraccopoli

Persone, esseri umani, che trovavano rifugio in un luogo che in alcun modo richiama alla dignità e alla vita. La solitudine e l’illegalità che si incrociano allo specchio, in una condizione di degrado che si fa persino fatica solo ad immaginare.

Storie non nuove, certo. Che andavano avanti (ne parliamo al passato) da anni. Da decenni. E che sabato scorso ha forse timidamente conosciuto la parola fine. Immigrati irregolari, così come hanno verificato le indagini condotte dagli agenti della Questura etnea, che avevano fatto di quel sito privato la propria residenza. 

In un quartiere che abbraccia quello di San Berillo vecchio, dove gli episodi di microcriminalità sono il minimo comune denominatore della quotidianità. Eppure, San Berillo con il sortilegio della sua storicità, della sua accoglienza e dei suoi colori resta un quadro bellissimo seppur inquieto.

Nella narrazione di un contesto che – a torto o a ragione – lo si vorrebbe incattivito e intriso di rancore. Dove gli ultimi vengono messi contro gli ultimi. Con l’indifferenza che rischia di ergersi a  valore supremo. No, non è solo una questione di sicurezza. È anche una questione culturale e di speranza. Non solo per il quartiere.


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