Cinema, Lo Cascio conquista Venezia - Foto e Video - Live Sicilia

Cinema, Lo Cascio conquista Venezia – Foto e Video

Il Signore delle Formiche di Gianni Amelio ha come protagonista l'attore palermitano

L’omosessualità a processo nell’Italia bigotta degli anni Sessanta. “Il Signore delle formiche” di Gianni Amelio, uno dei cinque film italiani in concorso per il Leone d’oro, conquista il cuore alla 79ª mostra d’arte cinematografica di Venezia e già nelle sale dall’8 settembre. Prendendo spunto da fatti realmente accaduti, la pellicola ripercorre la vicenda umana di Aldo Braibanti, scrittore italiano, condannato con l’accusa di plagio psicologico a 14 anni di carcere. Un’imputazione che serviva a coprire la vera incriminazione: l’omosessualità. Nel ruolo del protagonista Aldo Braibanti, il palermitano Luigi Lo Cascio, che affascinato dal coraggioso intellettuale lo descrive così:“ È un personaggio enigmatico che ha dei punti che sembrano in contrasto tra di loro, una sproporzione tra grandezza, sicurezza e certezza all’interno del suo campo d’azione, che è l’arte e le sue fragilità nella relazione d’amore. Un uomo che ha idee molto chiare sulla sua innocenza, ma che quando deve dire la sua e contrapporsi ai suoi accusatori sceglie il silenzio, un silenzio enigmatico che mi ha molto colpito“.

Una storia vera colpevolmente dimenticata, di quelle che tutti dovrebbero conoscere per capire come eravamo e come non dovremmo più diventare. .Poeta, artista visivo, drammaturgo, studioso delle formiche, Aldo Braibanti è stato una mente affascinante ed eclettica, sfuggente a ogni facile etichetta. Uomo mite, appartato, “Il suo delitto fu la sua debolezza”, scrisse di lui Pier Paolo Pasolini, “ma dalla sua debolezza deriva la sua autorità”. È il racconto del “caso Braibanti”, delle vicende dell’intellettuale eretico del Novecento italiano, “un uomo coraggioso” che venne processato con l’accusa di avere plagiato il suo fidanzato Ettore, di molto più giovane, che per il regista calabrese, “ha percorso la sua vita intera vita dal precoce attivismo antifascista fino alla morte, passando per quel processo-farsa che, con la pretestuosa accusa di plagio, mirava in realtà a colpire la sua indipendenza e la sua

omosessualità”. È la trasposizione sul grande schermo di “ una grande storia d’amore, autobiografica, tra un uomo e un ragazzo”, che vanno a vivere insieme a Roma nel 1968, ma che ricevono forti opposizioni anche in modo anche aggressivo dalla famiglia del ragazzo “ultracattolica”, che fa internare il figlio in manicomio, e mette a soli 46 anni Braibanti alla sbarra. Un caso giudiziario che divise l’Italia. Mentre in tutto il mondo infuriava la Contestazione con la richiesta di nuovi e ampi diritti, Braibanti ebbe al suo fianco pochi ma qualificati sostenitori, tra cui Marco Pannella, mentre Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, Alberto Moravia, Umberto Eco seguirono e commentarono aspramente il processo e quella parte di Paese che resisteva strenuamente a ogni tentativo di modernizzazione della società. Solo un giornalista dell’Unità (Elio Germano, personaggio di invenzione) s’impegna a ricostruire la verità, affrontando sospetti e censure. Nel cast, oltre a Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Leonardo Maltese nella parte di Ettore Tagliaferri il giovane compagno di Braibanti e Sara Serraiocco. Il film contro l’omofobia, mette a confronto generazioni differenti su un tema piuttosto scottante che, sebbene al giorno d’oggi non ci si scandalizza più di niente, l’odissea de “Il Signore delle Formiche” è quella che proviamo a sconfiggere puntualmente. Purtroppo nella sostanza non è cambiato molto, poiché tanti sono ancora i pregiudizi in Italia che come ci ricorda Amelio: “l’omosessualità è considerata una devianza e non dovrebbe più essere confusa con la pedofilia. La prima è amore, la seconda uno dei delitti peggiori. Ma non è più tempo di subire né di tollerare qualunque forma di sopruso verso gli individui meno protetti. E questo film vuole infondere il coraggio di ribellarsi”.


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