Un corteo di pace e antimafia: nel nome di Giuseppe Fava VIDEO

Un corteo di pace e antimafia: nel nome di Giuseppe Fava VIDEO

Tanta commozione. Le parole dei presenti. Il premio a Riccardo Orioles

CATANIA. Corteo della Pace, oggi pomeriggio, per ricordare il giornalista, scrittore e drammaturgo Giuseppe Fava assassinato la sera del 5 gennaio del 1984.
Quella di oggi, è la data del 39esimo anniversario dell’omicidio avvenuto a pochissima distanza all’ingresso del teatro Stabile. Un corteo di cittadine e cittadini ha rinnovato il ricordo del giornalista fondatore della testata “I Siciliani” partendo da piazza Roma e arrivando nel luogo dell’omicidio in via Fava ex via dello Stadio.
Una giornata intensa che ha visto anche assegnare l’omonimo Premio al giornalista Riccardo Orioles.

Francesca Andreozzi è la presidente della Fondazione Fava: Trentanove anni dopo l’omicidio di Giuseppe Fava siamo qui per ricordare anche le sue parole oggi, più che mai, attualissime”.
Un omicidio che avvenne pochi giorni dopo l’ultima intervista al giornalista Fava rilasciata ad Enzo Biagi il 28 dicembre del 1983. Le ultime parole di Fava durante l’intervista furono: “Io vorrei che gli italiani sapessero che non è vero che i siciliani sono mafiosi. I siciliani lottano da secoli contro la mafia. I mafiosi stanno in parlamento, i mafiosi sono ministri, i mafiosi sono banchieri, sono quelli che in questo momento sono al vertice della nazione. Nella mafia moderna non ci sono padrini, ci sono grandi vecchi i quali si servono della mafia per accrescere le loro ricchezze, dato questo che spesso viene trascurato. L’uomo politico non cerca attraverso la mafia solo il potere, ma anche la ricchezza personale, perché è dalla ricchezza personale che deriva il potere, che ti permette di avere sempre quei 150mila voti di preferenza. La struttura della nostra politica è questa, chi non ha soldi centocinquantamila voti di preferenza non riuscirà ad averli mai. I mafiosi non sono quelli che ammazzano, quelli sono gli esecutori…Io ho visto molti funerali di Stato e dico una cosa che credo io e quindi può anche non essere vera, ma molto spesso gli assassini erano sul palco delle Autorità“.

Una settimana dopo queste parole avvenne l’omicidio. Parole che, ancora oggi, nel 2023 risuonano come un mantra.
Matteo Iannitti è componente de I Siciliani Giovani: “L’esempio di Fava e il suo impegno contro la mafia e contro il sistema di potere, che ancora oggi domina Catania, non è solo giusto da ricordare, ma è più che mai attuale”.

L’omicidio venne inizialmente etichettato come “delitto passionale”, in quanto la pistola utilizzata non era la tipica arma impiegata nei delitti di mafia. Un’ulteriore pista fu quella del movente economico, a causa delle precarie condizioni in cui versava il giornale fondato dallo stesso Fava.
Solo nel 1993 la svolta verso la verità, in parte, con l’operazione Orsa Maggiore III che si conclude con le condanne per l’omicidio Fava e, nel 2003, la Cassazione dichiara condannati all’ergastolo per questo delitto i boss Nitto Santapaola e Aldo Ercolano. Per Maurizio Avola reo confesso e accusato di essere uno degli esecutori del delitto, la condanna sarà a 7 anni di reclusione dopo il patteggiamento.

Puntali le parole, questo pomeriggio, di Claudio, figlio di Giuseppe Fava: “Parlare di un grande movimento antimafia che risveglia le coscienze è solo un meccanismo retorico”. Deposto, all’arrivo del corteo, un mazzo di fiori dal nipote di Fava sotto la lapide nel luogo dell’omicidio così come in precedenza aveva fatto l’Amministrazione Comunale.


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