Tre pistole per uccidere La vendetta dei Cursoti Milanesi

Tre pistole per uccidere|La vendetta dei Cursoti Milanesi

Emergono nuovi dettagli sulla sparatoria di Librino.
L'INCHIESTA DEI CARABINIERI
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CATANIA – Le armi usate sarebbero state tre: calibri 7.65, 9 e 9 corta. Il piombo scaricato sul selciato di quella ormai maledetta rampa di viale Grimaldi proveniva da queste pistole. Ma gli esami balistici non sono terminati, così come non è conclusa l’inchiesta dei carabinieri che in pochissimi giorni hanno fatto scattare le manette nei confronti di cinque indagati accusati di omicidio aggravato, tentato omicidio, detenzione e porto illegale di armi e lesioni personali.

Insomma un primo step che è servito a fermare le prime scintille di uno scontro tra Cursoti Milanesi e Cappello, che (tranne alcuni momenti di pax) risale ormai a diversi decenni.

Le testimonianze

Dai carabinieri e dalla Procura di Catania, oggi è arrivata una nota agli organi di stampa, per riassumere i risultati investigativi fin qui raggiunti. In attesa di conoscere lunedì gli esiti delle udienze di convalida nei confronti dei cinque fermati: Carmelo Di Stefano, Santo Tricomi, Roberto Campisi, Martino e Antonino Sanfilippo.

La chiave di volta è arrivata dai racconti di alcuni coindagati. Così gli investigatori hanno potuto immediatamente capire che il duplice omicidio di Luciano D’Alessandro ed Enzo Scalia e il ferimento di Concetto Alessio Bertucci, Martino Carmelo Sanfilippo (tra i fermati), Luciano Guzzardi, Riccardo Pedicone, sarebbe stata una ritorsione dopo alcune tensioni altissime tra i due gruppi criminali.

La spedizione punitiva

La mente criminale sarebbe Carmelo Di Stefano (anche se ieri a Bicocca ha respinto le accuse). Il boss dei Cursoti Milanesi avrebbe organizzato il pestaggio di Gaetano Nobile (tra gli indagati) il giorno prima la sparatoria direttamente nel suo locale.

Una spedizione punitiva in piena regola: Nobile è stato colpito alla testa a colpi di casco, insieme a D’Alessandro e Bertucci. Questi ultimi rispettivamente morto e ferito nell’agguato di sabato scorso a Librino. . 

Per risolvere definitivamente la questione, Nobile (che ha legami con i Balbo del clan Cappello) avrebbe chiesto l’intervento di alcuni esponenti del clan affinché potessero discutere (e chiarire) con Carmelo Di Stefano. Da qui scaturisce un incontro di circa 20 persone a San Cristoforo.

Il viaggio della morte

È sabato quando partono caroselli di scooter che toccano diverse zone considerata ‘terra’ dei Cursoti Milanesi. Da ‘monte pidocchio’ (luogo vicino al cimitero) sono andati dalla via Aquicella, nei quartiere di San Berillo Nuovo e poi a San Giorgio. Ma quando stavano per arrivare al civico 18 di viale Grimaldi, i Milanesi (guidati dal boss Di Stefano) avrebbero iniziato a fare fuoco.

Martino Sanfilippo – da quello che ricostruiscono gli investigatori – avrebbe sparato e ucciso D’Alessandro e ferito Bertucci. Una pallottola vagante però avrebbe colpito anche lui: da comprendere se si tratta di ‘fuoco amico’ o di una risposta dei Cappello. Poi, quello che è accaduto dopo è ormai cronaca nera. Anzi nerissima.

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