Etna, imprenditore nel mirino: danni e bovini tra gli uliveti FOTO

Etna, imprenditore nel mirino: danni e bovini tra gli uliveti FOTO

L'ennesima azione criminale nelle campagne di Randazzo.
L'OMBRA DELLA MAFIA DEI PASCOLI
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CATANIA – Hanno colpito ancora. Hanno divelto la recinzione e alcuni capi di bestiame sono andati a pascolare tra gli uliveti di contrada Nave a Randazzo. Una “prova di forza” nei confronti di chi ha deciso di un investire nella terra fertile, e unica, dell’Etna. Ma che – periodicamente – deve lottare contro abusi e soprusi. 

L’azione criminale

I carabinieri hanno già raccolto la denuncia con allegato il materiale fotografico che “immortala” l’invasione di proprietà. L’anno scorso – come abbiamo raccontato – erano le viti nel mirino, questa volta sono gli uliveti ad essere “preda” di chi vuole “infastidire” ma “anche intimorire”. L’autore di questa azione criminale, avvenuta qualche giorno fa, forse è convinto di avere una sorta di “monopolio” di quelle distese capaci di produrre i frutti eccellenti del vulcano attivo più alto d’Europa.

La sfiducia nelle istituzioni

I danni in contrada Nave sono ingenti: agli alberi, ai frutti, alla recinzione. Ad aprile era accaduta una cosa simile. La denuncia non è mancata anche quella volta. Questo nonostante nell’animo di chi ha visto anni e anni di sacrifici andare in fumo in pochi minuti è salita la sfiducia nelle istituzioni. La sensazione è di lottare contro i mulini a vento. E di essere indifesi contro un mostro inafferrabile. 

Il modus operandi

Il modus operandi è sempre lo stesso: posizionamento di massi quasi a chiudere parti di terreno, danneggiamenti e mandrie lasciate incustodite che pascolano rovinando colture. E che possa esserci la mano della mafia rurale e dei pascoli è quasi una certezza. Un “fenomeno criminale” su cui l’Asaec ha acceso i riflettori più volte, con manifestazioni di sensibilizzazione ma anche esposti in Prefettura con testimonianze di vittime ma anche dando precise indicazioni investigative. Nicola Grassi non si arrende. 

L’Etna va liberata dai criminali

La mano dello Stato è arrivata – e anche in modo molto forte – in altri territori, come nei Nebrodi. Dove la Dda messinese ha fatto scattare un blitz con oltre 100 indagati. Ma come ha scritto il gip i “boss” (con la connivenza di chi indossa la giacca e la cravatta) della mafia dei pascoli sono riusciti a studiare i protocolli (che sono riusciti a sferrare un duro colpo ai criminali) e hanno imparato ad aggirarli. 

L’Etna va liberata da questi criminali. Perché questa non è “terra loro”, ma è patrimonio di tutti. Anzi dell’Umanità. 


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