Catania, Elena e mamma Martina: il film dell'orrore- Live Sicilia

Dal depistaggio alla confessione: Elena, il film dell’orrore

Per gli inquirenti Martina Patti avrebbe agito con premeditazione.
SULLA SCENA DEL CRIMINE
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MASCALUCIA – Le serrande sono abbassate. La porta al primo piano della villetta è blindata. Al civico 55 di via Euclide a Mascalucia, alle 7 di sera, il tempo sembra essersi fermato. C’è ancora qualche cronista e cineoperatore che fa le ultime immagini per raccontare l’orrore di Catania. L’orrore dell’omicidio di Elena Del Pozzo, 5 anni, avvenuto a soli 600 metri dall’abitazione dove Martina Patti, fermata per omicidio, e la figlia abitavano da sole. Al piano di sotto abitano gli zii materni, tra i primi ad essere allertati dalla donna del rapimento, poi rivelatosi finto, della nipotina. Un allarme che ha portato a lanciare un appello sui social con la foto di Elena, con i capelli raccolti e qualche ricciolo ribelle.

Per gli inquirenti Martina Patti avrebbe ucciso la figlia con premeditazione. Avrebbe insomma pianificato tutto a tavolino. Una donna – la descrivono gli investigatori – assente e distante. La suocera l’ha definita “autoritaria e aristocratica”. Il copione, la mamma 24enne e studentessa di Scienze Infermieristiche, lo ha recitato per tutta la notte, tra lunedì e martedì. Ai carabinieri ha confermato quello che alle 16 del pomeriggio di due giorni fa ha raccontato ai militari della Tenenza di Mascalucia. “Hanno rapito mia figlia”, ha detto piangendo. Un commando armato le avrebbe strappato la bambina dall’auto mentre percorreva via Piave a Piano di Tremestieri, intorno alle 15,30, dopo aver preso la bimba dal primo giorno di Grest.

In questo tratto del racconto ci sono le prime incongruenze. I carabinieri analizzando le telecamere della zona e dell’asilo scoprono che all’orario indicato non c’è traccia del gruppo di malviventi incappucciati. Inoltre la bimba è stata presa all’asilo alle 13,30 dalla mamma (e non alle 15). Dal video si vede Elena abbracciare la mamma e salutare le maestre, sicura di tornare domani per continuare a giocare con i compagnetti. Le anomalie sono così macroscopiche che i carabinieri insistono. Ma fino a ieri mattina la sua versione non la cambia. Anzi punta il dito contro l’ex marito, da cui da tempo è separata. Attribuisce a lui la colpa del (finto) sequestro: “Ha sottovalutato le minacce del 2021 durante il processo per rapina”, continua a dire agli inquirenti. Il papà di Elena da quel processo sarà assolto con formula piena. Anche la sorella di Alessandro Del Pozzo, Vanessa confessa ai cronisti: “Voleva incastrare mio fratello”.

Ieri mattina però la donna crolla. I militari vanno in via Euclide a fare un sopralluogo per i rilievi scientifici. Ed è lì che Martina Patti, sotto pressione, alza la testa e ammette: “Vi porto da Elena”. I carabinieri vanno in via Filippo Turati. Svoltano l’angolo della strada che porta alla villetta a due piani. Entrano in un terreno incolto, tra la sciara, e trovano il corpicino della piccola. “Era parzialmente seppellito, all’interno di cinque sacchi neri”, spiega Rino Coppola, comandante dell’Arma di Catania, ai giornalisti. Accanto al cadavere un piccone e una zappa da giardinaggio che si è portata dietro.

Mentre il medico legale fa la prima ispezione cadaverica, a Catania a piazza Verga Martina Patti – assistita dall’avvocato Gabriele Celesti – è interrogata dalla pm Assunta Musella e l’aggiunto Marisa Scavo. Alla fine confessa: “Ho fatto tutto da sola. L’ho ammazzata fuori casa”. Non spiega però il movente. Tutto le appare annebbiato. Come se non sapesse cosa stesse accadendo. “E’ rimasta sul vago – spiegano i carabinieri – come se non si fosse resa conto di quello che ha fatto. E’ come se avesse detto: ‘l’ho fatto ma non so perché'”.

Una ipotesi gli investigatori l’hanno messa in conto. “Potrebbe avere agito per gelosia”, dice Piercarmine Sica, comandante del Reparto Operativo dei carabinieri etnei. La gelosia è nei confronti della nuova convivente del papà di Elena, Alessandro Del Pozzo. Gelosia per quel rapporto che la piccola ha instaurato con la nuova compagna dell’ex. Dalle indagini, ma soprattutto dagli interrogatori, è emerso un “triste quadro familiare”. Una famiglia che non è felice. Una coppia che nemmeno dopo la nascita di Elena sarebbe riuscita ad avvicinarsi. La gestione della piccola sembra “apparentemente serena”, ma dietro ci sono tensioni e liti. Martina Patti avrebbe agito per la gelosia nei confronti di quella che sarebbe potuta diventare la ‘matrigna’. “Il movente comunque è ancora tutto da chiarire e confermare”, dice Coppola evidenziando che le indagini “non sono ancora terminate. E resta da confermare il coinvolgimento o meno di complici nel delitto”. E poi c’è da trovare l’arma, forse un coltello da cucina. “Non escludiamo che possa trattarsi di un altro arnese”, commenta il comandante provinciale dei carabinieri. L’indagata se ne sarebbe disfatta ma non avrebbe saputo dire dove.

Domenica sera Elena dorme dai nonni. La mattina dopo la zia, medico, l’accompagna all’asilo e la madre la va a riprendere alle 13.30 e torna a casa, a Mascalucia. Poi Martina Patti, per creare un diversivo, esce nuovamente con l’auto. In quel lasso di tempo sarebbe stato commesso l’omicidio, forse direttamente nella sciara incolta. Dopo aver seppellito la figlia fa scattare la messa in scena: avvisa per telefono del falso sequestro i genitori e l’ex compagno. La sceneggiatura non è terminata: accompagnata dalla madre e dal padre, va dai carabinieri a fare la denuncia.

Martina ha ucciso la figlia con molteplici fendenti. Almeno quattro coltellate al collo, all’orecchio e alla spalla. Un primo esame effettuato dal medico legale “ha evidenziato ferite da armi da punta e taglio alla regione cervicale e intrascapolare”, scrive la procura. Maggiore chiarezza sulla dinamica del delitto sarà data dall’autopsia: il corpicino è al Cannizzaro di Catania proprio per l’esame autoptico. Elena poi sarà restituita ai familiari per l’ultimo, straziante, saluto. L’ultimo atto di questo film dell’orrore.


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