Mattatoio Kiev, quei corpi bombardati che spiegano l'orrore

Mattatoio Kiev, I corpi bombardati che spiegano l’orrore FOTO – VIDEO

Le immagini vere della guerra in Ucraina. Perché le mostriamo (solo a chi vuole vederle).
LA TRAGEDIA DI UN POPOLO
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Povere cose, questo sono i morti di Kiev e dei dintorni, sotto le bombe russe. Poveri corpi, raggelati, nella fanghiglia. Ma di corpi hanno soltanto il nome nelle foto che circolano in rete e che non vogliamo mostrare nella loro squadernata crudezza, se non per un dettaglio che rimanda al tutto, perché crediamo sia giusto avere un’idea concreta del tutto e del terribile, senza fughe possibili. E lo facciamo all’interno e in un ritaglio proteggendo chi vuole distogliere lo sguardo. Ma lo facciamo perché chi vuole, invece, deve vedere e sentire, mentre solo il nome resta di quei corpi: una nozione teorica di umanità, dissolta nella sua carne, nelle vicinanze dell’antenna televisiva distrutta dalle bombe.

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Si colgono frammenti sparsi. Dita dei piedi che gridano. Mani piegate in una posa innaturale. Brandelli di facce che, nella porzione riconoscibile, recano scolpito l’orrore. L’orrore non è una parola nobile perché significa puzza di cadavere bruciato, che noi non avvertiamo, distanti da una dimensione fisica che la lontananza rende virtuale. Siamo nell’altrove. Esserci è un’altra cosa. Esserci e morire. E quando sei morto, nell’unica tessera di qualcosa che era un volto, resta stampato lo spavento dell’incredibile. Il pensiero che urla: non sta capitando a me, invece sì.

Soltanto se sei al sicuro, la guerra è un abisso che si può dire. E si può esprimere lo sdegno più feroce, oppure, perfino, i distinguo pelosi di chi non distingue per niente. Di chi non ha il coraggio di ammettere che uno che tira le bombe è un assassino e un criminale. E tenetevi, per piacere, la genealogia dei torti e delle ragioni. Le bombe sono sempre irrevocabili.

Davanti alle immagini di quei corpi che non sono più corpi, lo scenario emotivo cambia, diventa rigurgito che sale alla gola, cuore che batte all’impazzata. Sei al sicuro ma l’irreparabile ti sfiora, quando capisci che soltanto la fortuna – la fortuna e niente altro – ti ha fatto nascere nella parte provvisoriamente al riparo del mondo.

Ci sono bambini che sono nati e morti in Ucraina, sotto una bomba. Li abbiamo visti, nei giornali, con le foto di prima, quando erano ancora bambini. Adesso anche loro sono corpi nella fanghiglia di tutto ciò che non è più umano. Dita che urlano, mani che implorano invano, nel mattatoio di Kiev.


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